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La cattedrale: gli arredi sacri e liturgici
Bisogna dire che il corredo di arredi e paramenti liturgici della Cattedrale di Alghero è degno della Diocesi, della sua storia e del suo nobile passato, purtroppo i più antichi pezzi, "le casule" di fattura ed arte catalana, non sono giunti sino a noi.
Di certo dopo l’erezione a diocesi della Città di Alghero, la nuova Cattedrale avrà visto aumentare il suo corredo, e noi, nel modo migliore , cercheremo di descrivere quanto oggi esiste.
E’ noto che i tessuti sono soggetti a rapido logorio e distruzione, anche quelli di stoffe speciali, laminati d’oro e d’argento, di seta e ricamati, col volger degli anni e dei secoli non è possibile conservarli se non sottraendoli al loro quotidiano e normale uso.
I paramenti liturgici , sempre degni di ammirazione del Duomo di Alghero, sono dei secoli XVII - XVIII - XIX, e sono stati conservati dalle autorità ecclesiastiche con intelligenza e amore, quindi per i piviali, le dalmatiche, le casule, le pianete della dotazione non si va oltre i trecento anni.
Alcuni paramenti sono anonimi, nel senso che non si sa come siano pervenuti alla Cattedrale, se per dono, o per ordinazione od acquisto, mentre, per altri, se ne conosce la provenienza certa.
Per i secoli XVIII e XIX due vescovi si sono distinti al riguardo: il Vescovo Radicati (1772-1793) ed il Vescovo Ardoino (1843-1863).
Fra le acquisizioni più recenti abbiamo i "completi" donati da Mons. Alberto Arborio Mella di Sant'Elia; vi è poi un paramento cardinalizio ed un altro papale.
I paramenti sono molti e vari e soddisfano tutte le esigenze dell’intero anno liturgico: messe pontificali, riti pasquali, natalizi e solennità diverse, non è possibile farne una descrizione particolareggiata e pertanto ci limiteremo a dire che nel complesso tutti questi paramenti da soli potrebbero dar luogo ad una mostra di arredi sacri di notevole bellezza e ricchezza.
Nella nostra breve rassegna ci limiteremo a dire che un primo gruppo si fa notare per i ricami a colori con fiori e foglie di finissima esecuzione, un altro invece, è costituito da piviali, dalmatiche e pianete laminati con rilievi anche in oro e argento.
In una pianeta rossa un "Agnus Dei" in argento è tutto in rilievo.
Per gli altri si può affermare che provengono dai laboratori di Genova, fiorenti per secoli, sino alla metà dell’800.
Un netto distacco si ha con i paramenti liturgici dei due vescovi sopra nominati, sia per il domenicano Radicati che per il francescano Ardoino, l’assegnazione è data dallo stemma vescovile preziosamente ricamato.
Quello di Radicati (secolo XVIII) porta il cane con fiaccola, assiso sul libro dell’ordine domenicano e lo stemma di famiglia de vescovo (albero con radici).
Quello di Ardoino (secol XIX) mostra in alto le braccia incrociate dell’ordine di San Francesco ed in basso alcuni monti con il sole radiante, altri paramenti sono abbelliti da stemma ricamato.
Vi sono quelli di Papa Ratti (Pio XI), i servizi completi della donazione Mella di S. Elia che comprendono anche un ricco "faldistorio", tutti di epoca moderna.
Per ultimo una pianeta che potrebbe essere stata donata da un cardinale in quanto lo stemma (banda rossa su fondo azzurro, con stella crescente e tre triangoli d’argento) è sormontato dal cappello rosso cardinalizio così come i cordoni e le nappe.
Impossibile descrivere i paramenti uno ad uno, basterà qualche cenno storico, il Vescovo Ardoino donò alla Cattedrale tre "ternari", due per messa canonicale in stoffa d’argento, ricamati in oro e fiori di seta ed uno splendido piviale rosso, fin qui i paramenti liturgici di provenienza certa e documentata.
Per molti altri nulla si può dire, fra i più antichi, diversi in lamina d’oro e d’argento, con ornamenti in tutto rilievo, non può esservi dubbio, per stile e finezza, che siano di manifattura francese di fine settecento.
Se il corredo di paramenti sacri fin qui descritto dimostra la sollecitudine dei vescovi algheresi e dei prelati per la dotazione della Cattedrale, l’altro settore degli arredi argentei che ci accingiamo ad illustrare, si presta ad analoghe considerazioni.
Al riguardo, non vi è funzione solenne o semplice, non vi è esigenza liturgica che non trovi rispondenza in suppellettili d’argento, in altre parole, la sagrestia del Duomo di Alghero è abbondantemente provvista di tutto.
Il corredo è ricco di turiboli, di vassoi con tre ampolline della messa (corredi completi) di brocche e catinelle per lavabo tutto in argento con punzonatura antica (segno: “Agnus Dei”).
Vi sono inoltre due vassoi circolari, dei campanelli, bugie per pontificali di diversa provenienza, di buona fattura e con punzonature varie, un secchiello con aspersorio per la benedizione delle case per la Pasqua, navicelle per l’incenso e due "turiferari" ("Cirifrari", in algherese) per accompagnare la croce astile nel corteo che si forma per le solennità e nelle processione per i Vespri cantati.
Un posto a sè, per la bellezza e per la nobile funzione che aveva nelle cerimonie del passato, occupa la Mazza Capitolare, d’argento, con un catenella dello stesso metallo che va dalla sommità alla base.
La dotazione della Cattedrale comprende nove calici d’argento dei quali quattro in puro stile rococò ed una pisside molto bella d’argento dorato, di stile vario ed alcuni ornati con medaglioni incassati, una pisside barocca e dei calici di argento dorato, due servizi in argento di "Carte Gloria" stile rococò, in tutto sei pezzi con i piccoli candelieri che li accompagnano quando vengono esposti nel primo gradino dell’altare.
Un altro ostensorio d’argento di stile barocco, probabilmente del secolo XVII - XVIII si accompagna ad un tronetto di lamina d’argento lavorato a fogliami, per l’esposizione del SS. Sacramento, e’ alto m. 1,50. Fra gli altri calici uno si fa notare per avere incisi tutti gli strumenti della passione: Spagna, lancia, mano, corona di spine, canna, dadi, tunica con evidente riferimento sia al Vangelo sia alle profezie su Cristo.
Un ricco baculo pastorale d’argento, di probabile fattura del XVIII secolo, dalle linee classiche ad ampio fogliame, proprie di questa tipica "virga" vescovile, fu donata dal Carmelitano Vescovo Giordano quando fu trasferito nella Sede Vescovile di Sassari.
Oltre al baculo, ci sono pure sei bordoni argentei. Seguono 18 bei candelabri d’argento ai quali se ne sono aggiunti altri sei avuti per custodia dalla Confraternita del Rosario.
Se ne notano due con lo stemma del Vescovo Baccallar (1578-1605) e due con quello di Carnicer (1695-1720), l’altezza di questi arredi va da un minimo di m.0,70 ad un massimo di m. 0,80/0,85. Il modello è quello classico in uso nei secoli XVII e XVIII; alcuni invece dello stemma portano alla base medaglioni lisci e con effigi di santi.
Questi candelabri sono vari non solo per lo stile ma soprattutto per la provenienza; purtroppo, solo per quelli sopra descritti è certo il periodo.
Le sole notizie storiche su questi arredi argentei riguardano due vescovi: il vescovo Andrea Baccallar arricchì la Cattedrale di molti preziosi doni, fra i quali i candelieri sopra descritti col suo stemma; l’altro, Domenico Radicati donò diversi arredi sacri usciti dalle officine di argentieri del secolo XVIII, quasi certamente di Genova.
Ma la provenienza della maggior parte delle suppellettili d’argento, come per i candelieri, resta anonima.
Così come non è possibile individuare i sei pezzi donati dal Vescovo Claveria, per volontà di Urbano VIII, a riparazione del grave atto commesso dal Presule, il quale aveva abbandonato Alghero durante l’infuriare della peste del 1632; questi sei candelieri dovevano essere di fattura catalana, della prima metà del XVI secolo.
Il Capitolo, con queste suppellettili, ha sempre cura di rendere più solenni le funzioni con l’uso particolare di esse. Per esempio per la solennità dell’Annunciazione (25 marzo) è consuetudine usare sei diversi candelabri d’argento, con in mezzo una bellissima croce alta m. 1,20, il cui piedistallo ha la forma di un trono con sopra un globo con fascia, simbolo dell’Umanità redenta col Divino Sacrificio.
Altri sei massicci candelabri di bronzo, completi di alta croce (m. 2,10) fanno parte, con quattro più modesti, della donazione Mella di S. Elia.
Di ottimo disegno, ma di ottone, sono i sei candelabri con croce donati dal Vescovo Ardoino, del quale, alla base, portano lo stemma come già descritto.
A questo punto è doveroso notare che il corredo di arredi da noi illustrato viene arricchito di continuo da persone pie.
Fra i doni più recenti possiamo notare due bei candelabri d’argento, di stile barocco, e di fattura moderna, a tre fiamme, dono recente della maestra Saiu; così la pisside d’argento donata trenta anni fa che porta la seguente iscrizione "Alghero 1938 - Agosto 1948 - In ricordo del decennio di Parrocchia del Canonico Parroco Dott. Filippo Angioni le Donne di A. C. e i fedeli", questo pezzo ripete un modello antico fondendolo con lo stile c.d. Liberty.
Riteniamo ora opportuno iniziare la descrizione particolareggiata degli arredi più belli, ricchi ed artistici, veri "tesori" del Duomo di Alghero, già ammirati in esposizioni nazionali d’arte.
Aggiungeremo che quasi tutti gli arredi sacri d’argento della Cattedrale, sono doni di vescovi provenienti da ordini religiosi: mercenari domenicani e francescani, ciò si spiega per il fatto che questi presuli, di vita austera, non potevano ospitare nell’animo lo spirito nepotista, così diffuso, sino al secolo XVIII, nell’alto clero secolare.

La nuova struttura di Santa Maria
Il lato sinistro
L'abside ed il presbiterio
Il lato destro
La sacrestia
Gli arredi sacri e liturgici
Croce professionale astile

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