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Il convento e i frati dell'osservanza
I frati francescani minori Osservanti, alla data del 1400 (Wadding) erano già stabiliti in Alghero da tempo.
Dopo più di un secolo, nel 1508, li troviamo nella Chiesa di Nostra Signora della Pietà, del tutto scomparsa. Secondo P. Nonis l’edificio era ubicato nei pressi dell’attuale stazione ferroviaria nella regione detta Aldioca; per P. Scanu invece la chiesa ed il convento degli osservanti erano situati nel retroterra davanti alla spiaggia ora detta dei Cappuccini, pressappoco dove sorgeva il locale d’isolamento. Comunque è certo che questi frati minori Osservanti della Pietà costruirono ed in parte completarono e restaurarono la chiesa, il convento e le sue pertinenze nel 1508, con l’aiuto finanziario e generoso delle due colonie dei commercianti catalani e genovesi di Alghero, i quali avevano diritto di officiatura e di sepoltura in questo luogo sacro.
Dopo un secolo, nel 1606, quando i frati abitavano ancora nel vasto convento extra muros e nella cappella dei genovesi, in N.S. della Pietà venne collocato un crocifisso. Purtroppo le regole di strategia militare dell’epoca mal tolleravano la permanenza degli Osservanti nel luogo. Il sistema difensivo di una piazzaforte imponeva, già nei secoli XVI e XVII, la demolizione degli edifici posti nel raggio della gittata delle armi da fuoco. Ville, dimore e chiese situate intorno a sistemi difensivi dovettero necessariamente scomparire ovunque.Questi frati minori Osservanti della Pietà ottennero anch’essi, come i Gesuiti per la costruzione della Casa Professa accanto a San Michele, un’altra area vicina, a ridosso della muraglia, e più precisamente nel Bulg (Borgo), onde poter edificare il nuovo convento all’interno della città. Mentre i lavori della fabbrica erano avanzati, sopraggiungeva, nel 1637, la notizia delle sbarco dei francesi in Arborea. Le stragi, i saccheggi e le profanazioni di questi soldati ugonotti, che non rispettarono nemmeno la Cattedrale di Oristano, ebbero una risonanza enorme nell’isola e spinsero gli Osservanti ad abbandonare subito la chiesa della Pietà, per cercare un più sicuro rifugio entro la piazzaforte di Alghero, senza quindi aspettare che la costruzione del nuovo chiostro fosse ultimata. Il temporaneo asilo fu la chiesa di Santa Barbara, dove i religiosi trasferirono tutti i beni e gli arredi del convento e della chiesa della Pietà. E’ da ritenere per certo che le modeste casette esistenti, alla data del 1637, a lato della Chiesa di Santa Barbara, siano servite da dimora per i frati. Il vasto e comodo convento in via di ultimazione, ampliato e restaurato dai genovesi e dai catalani poco più di un secolo prima, per le ragioni militari già dette, andò distrutto.Ad un certo momento troviamo che i catalani hanno una cappella in San Francesco, con diritto di sepoltura, mentre i genovesi acquistano dei locali accanto al Duomo e costruiscono dalle fondamenta la Chiesa del Rosario.
I frati Osservanti abbandonarono prestissimo Santa Barbara per trasferirsi nel nuovo convento e si servirono dell’Oratorio del Gonfalone intitolato alla Misericordia per i servizi religiosi, e, in mancanza di una propria chiesa,si servirono di questa chiesa, costruita a spese del sodalizio, verrà aperta al culto ed incorporata al Convento intitolata alla Beata Vergine della Misericordia; il convento risultò completo di quanto esige la clausura: chiostro, pozzo, celle, refettorio e pertinenze varie.Nel luogo gli osservanti restarono sino a quando - per la nota legge del 1855 - furono costretti ad abbandonare tutto. I beni vennero incamerati dallo Stato e venduti, mentre la Chiesa della B.V. della Misericordia non venne toccata in quanto di proprietà di un sodalizio laico e quindi non soggetta alla legge eversiva. Come si verificò in altre regioni della penisola, le suppellettili del convento andarono disperse, compresi l’archivio e la biblioteca, l’edificio fu venduto a privati e passando in varie mani finì per essere adattato a molino per grano.
Purtroppo per le diverse trasformazioni subite, l’armonia equilibrata del bel convento venne in parte alterata ed in gran parte distrutta. Nonostante tutte le alienazioni subite l’edificio conserva ancora, seppur ridotta, la struttura architettonica originaria, anche perchè dopo l’ultima vendita, il proprietario adattò l’ex convento ad albergo, cercando di salvare il salvabile. Si è riusciti a ripristinare alcune arcate del chiostro ed il pozzo che si trovava nel mezzo oltre ad alcuni locali interni.Del vecchio edificio, al lato sinistro del portale della chiesa, si notano i resti dell’ingresso al convento, a cornici lavorate e l’ampia porta carraia che consentiva il passaggio dei carri adibiti al trasporto del grano e di altri prodotti elemosinati nelle campagne da questi frati mendicanti.
Terminati la descrizione della chiesa e del convento, rimane adesso da dire qualcosa sulle vicissitudini del c.d. Cristo della Misericordia.
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