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Il
crocefisso della Misericordia
Il 18 gennaio del 1606 il veliero
"Santa Maria di Montenero", proveniente da Alicante
e diretto a Genova, naufragò nella baia di Porto Conte,
tutte le persone che viaggiavano sulla nave poterono fortunatamente
salvarsi e fra di esse due sudditi della Repubblica Ligure,
i quali curavano il trasporto a Genova di una cassa contenente
un Cristo Crocifisso ligneo.
Sul disgraziato veliero, fra gli altri passeggeri, vi erano
due religiosi che facevano ritorno a Roma: Don Giovanni Munoz,
arciprete nella Diocesi di Toledo ed il padre Francesco Marco
Diez, frate Osservante.
Il prelato, uomo pio, vide nella presenza a bordo del simulacro
divino, lintervento prodigioso che aveva permesso a
tutti di salvarsi, e simpegnò per recuperare
la cassa abbandonata dai custodi, atterriti per il pericolo
corso.
Questa singolare "res derelicta" aveva galleggiato
per un certo tempo sul mare, sino a quando una grossa barca
francese, noleggiata apposta dall'arciprete,non riusci' ad
issarla a bordo.
Intanto il responsabile del trasporto a Genova della sacra
scultura lignea, di nome Busso, aveva solennamente dichiarato
di abbandonare il Crocefisso, dando facoltà a Don Giovanni
Munoz di disporne come meglio credeva.
Quindi il sacerdote, dopo che la barca francese ebbe scaricata
a terra la cassa, con un cavallo la fece trasportare nella
Chiesa dei Frati Minori Osservanti intitolata a N.S. della
Pietà.
Qui il Crocifisso venne collocato nella Cappella della Nazione
Genovese "como capilla mas principal". Dopo pochi
anni gli Osservanti, come già detto, passano a Santa
Barbara, per trasferirsi subito nel nuovo convento; ma nel
1662 avranno la disponibilità di un nuovo tempio: la
chiesa della B. V. della Misericordia.
Venne scritto: "Nelle varie loro dimore (i frati), man
mano che vi si trasferivano, trasportarono anche il prezioso
Crocefisso e, quando lasciarono la città, lo consegnarono
alla Confraternita della Misericordia"(sic).
Anzi, qualche voce, in Alghero, precisa che la cessione del
venerato Simulacro sia avvenuta per atto pubblico, registrato
a Cagliari, nel secolo scorso.
La Chiesa di N.S. della Pietà fu distrutta nel 1718,
in coincidenza con lespugnazione dellAlghero Austriaca
da parte del Cardinale Alberoni.
Ma già quasi da un secolo i frati Osservanti, nellabbandonare
forzatamente il Convento e la Chiesa della Pietà, avevano
trasportato dapprima a Santa Barbara il venerato Crocefisso.
A questo punto occorre riportare una notizia precisa ma in
netto contrasto con laltra più sopra riportata
alla lettera: e cioè "il Santo Crocefisso venne
trasferito dalla Chiesa di Santa Barbara a quella della Misericordia
solo nellanno 1723.
Sorge spontaneamente la domanda: perchè i padri Osservanti,
dopo aver portato dalla chiesa della "Pietà"
a quella di "Santa Barbara" il prezioso "Cristo",
lo hanno poi lasciato, nellultimo loro trasferimento
nel convento della Misericordia, nella Chiesetta di Santa
Barbara per tre quarti di secolo?
Se la notizia è documentata, bisogna ammettere che
solo una seria contestazione sulla legittimità del
possesso del Crocefisso possa aver costretto gli Osservanti
a lasciare la venerata effigie in Santa Barbara.
Lipotesi non è priva di fondamento se si pensa
al modo come il Simulacro era giunto al convento della "Pietà"
da appena tre decenni o poco più, mentre era ancora
vivo il ricordo del naufragio.
Anche la collocazione del simulacro, nel 1606, dentro la cappella
nazionale dei genovesi nella chiesa della "Pietà"
non era avvenuta a caso, e basta pensare che esso era destinato
ad una chiesa del genovesato!
Daltra parte nulla sappiamo di eventuali rivendicazioni
o pretese alla proprietà del Crocefisso da parte dei
legittimi proprietari che risiedevano in Liguria. Potrebbe
darsi, anzi, non è da escludere che la nuova dominazione
sabauda, iniziata in Sardegna nel 1720, abbia dissipato dubbi
ed incertezze consentendo tre anni dopo, nel 1723, ai Padri
Osservanti di riprendersi il Crocefisso e trasferirlo nella
loro chiesa della Misericordia.
Da qui tutti gli anni verrà portato in processione
il Venerdì Santo subito dopo la Cerimonia Solenne del
"dascravament" in Cattedrale.
Ora conosciutane la datazione, la provenienza e le peregrinazioni
nelle diverse chiese di Alghero, faremo una breve analisi
stilistica di questo Simulacro.
Si tratta di una scultura in legno policromata, lartista
spagnolo che ha scolpito il Cristo della Misericordia non
ha voluto fissare nel legno le sofferenze spasmodiche dellagonia
sulla Croce; per questa ragione mancano in esso braccia e
gambe contorte o sollevate e figura facciale deformata.
Del dramma divino lignoto autore ha voluto cogliere
la pace un po melanconica che sopravviene dopo una morte
non dolorosa per strazio delle membra, ma sofferta solo nellanimo
al momento del trapasso.
Ciò è reso in modo evidente, e tradisce la sensibilità
dellartista, dagli occhi leggermente socchiusi, dallespressione
serena più di persona addormentata che morta.
Il resto è di maniera secondo una ben radicata tradizione
iconografica: capelli lunghi ed inanellati, corona grossa
a serpente, barba a riccioli con pizzo a due punte, membra
solide ma non molto modellate, specie nella parte inferiore
del corpo.
Per finire diremo che si nota una grande differenza tra la
perfezione artistica della testa e tutto il resto del corpo
e quindi possiamo tranquillamente avanzare lipotesi
che il "maestro" si limitava ad abbozzare lintera
figura riservandosi di modellare ed intagliare con cura la
sola testa (la parte infatti che richiama maggior attenzione
del pubblico) lasciando agli allievi il compito di scolpire
tutto il resto, Solo così si spiega lanatomia
poco curata del corpo non perfettamente armonica nelle sue
componenti.
Per concludere la descrizione di questo Cristo Crocefisso
non possiamo fare a meno di osservare che è più
la Fede popolare e non lArte (per quanto notevole) ad
aver reso celebre e "viva" per oltre tre secoli,
la detta immagine del Nazareno, conosciuta appunto come "il
Cristo della Misericordia".
Per completare la storia dellArciconfraternita della
Misericordia di Alghero è doveroso aggiungere che,
per quanto non si sia mai estinta, essa ha vissuto stentatamente
ed in penombra sino al 1971, epoca nella quale la secolare
associazione ha ripreso nuova vita, in armonia con i tempi.
In aggiunta ai diversi obblighi statutari del passato, la
Misericordia di Alghero, dal 1974, con ladesione alla
Confederazione Nazionale delle Misericordie dItalia
e dei Gruppi Donatori di Sangue "Fratres" con sede
in Firenze, svolge una nuova attività sociale a completo
beneficio delle popolazione.
Oggi il Sodalizio è in grado di svolgere bene lopera
di assistenza agli infermi nel modo che le è proprio,
con locali idonei per i compiti che deve assolvere ed attrezzature
per il trasporto rapido dei malati o infortunati nei luoghi
di ricovero a mezzo di ambulanze e servizio completamente
gratuito.
Superfluo aggiungere che questo nobile compito impegna gli
appartenenti alla Misericordia in turni di tempo che coprono
lintero arco delle 24 ore.
Tra i programmi del Sodalizio, oltre a quanto già detto,
lArciconfraternita intende riportare la chiesa della
B. V. della Misericordia al suo antico splendore e rendere
più snella, moderna ed attuale la struttura dellAssociazione.
Ricordiamo inoltre che oggi al tempio è stata assegnata,
per volontà del defunto vescovo Ciucchini, unaltra
elevata funzione, Infatti la Congregazione "Figlie della
Chiesa" è stata chiamata a svolgere il nobile
compito, anche in Alghero, di affermare lo spirito contemplativo
eucaristico, con lAdorazione perpetua del Santissimo
Sacramento. |
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