L'ecomonia locale
La vita, le notti come svariati
momenti delle giornate di Alghero e della sua popolazione,
sono ormai da secoli state caratterizzate e segnate dal
colore, come dall'economia del corallo
e della sua "gente".Oggi ormai trascorsi quasi
sei secoli da quando un disposto del Sovrano di Aragona
obbligava ogni imbarcazione che praticasse la pesca del
corallo a ponente dell'isola di Sardegna, a depositare una
sorta di "tassa" percentuale sul pescato nelle
casse della Città e quindi della stessa patria catalano-aragonese,
vien quasi difficile ricordare quanta storia, quanto rumore,
chiasso, vocii nelle strade del centro storico come sulle
banchine del porto, abbiano generato questi equipaggi venuti
spesso dalla Campania, ma anche dall'isola del Giglio, dalla
Toscana, dai porti liguri del ponente.I matrimoni, le attività,
i costumi che il mare sulla rotta del corallo, dell'"oro
rosso" aveva involontariamente generato, sono oggi
elemento costitutivo, ossatura sociale ed economica della
città di Alghero. Scorrere un elenco dei donativi
della CAIXA DEL CORAL:, per molti di noi può
divenire quasi una sorta di "rituffo" nelle acque
di un'economia fiorentissima dall'antichità sino
ai recenti anni settanta, per effetto di un solo grande
richiamo: la pescosità del mare, e l'elevatissimo
pregio del corallo, quel rosso porpora da essere definito
"oro di Sardegna"!Il chiasso dei primi equipaggi
stanchi per lunghe rotte a vela su tartane, feluche, raramente
golette, si è talvolta mitigato nella calma di una
città che nella notte si rianimava nelle osterie
di un tempo, nel rinfrancante bicchiere e nell'ebrezza che
ridava forza e fiato ad una flotta che al levare del giorno
a vela prima, più tardi con i primi motori, già
distingueva in lontananza il solo profilo della città
murata: i suoi campanili, le sue torri.L'abbondanza del
corallo e la preferenza che nasceva dalla sua integrità
oltre che dalla sua "pezzatura", rispetto al pescato
del golfo di Napoli che si diceva deteriorato da fenomeni
di origine vulcanica, ha fatto di Alghero il luogo di riferimento
per un'economia che - purtroppo - spesso partiva e ritornava
sempre nell'ambiente campano ed in particolare nel porto
di Torre del Greco, di Torre Annunziata.I documenti storici,
come anche il ricordo, la tradizione orale della gente di
mare riferiscono che per la pesca del corallo fosse impegnata
una flotta di "cinquecento grandi barche" ridotte
verso la fine dell'ottocento ad una quarantina con un equipaggio
di 350 uomini.L'impauperimento dei banchi dovuto alle tecniche
di una pesca tradizionalmente basata sull'"impegno"
o "croce di Sant'Andrea" che, risparmiando le
grotte sottomarine di fatto per secoli aveva quasi arato
il fondo marino del Ponente di Sardegna, aveva indotto gli
armatori campani a dirottare su altre sponde la ricerca
di un prodotto la cui oscillazione nel gusto femminile ha
reso spesso mal partito di una sorta di "borsa o quotazione
dell'oro rosso".
La
tradizione locale
Le
grotte sottomarine
L'artigianato
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