|
|
Santu Pedru:
Domus de Janas
Scoperta nel 1905, si compone di 36 ipogei
che ricalcano, com'è consuetudine, la tipologia architettonica delle abitazioni:
il vestibolo è infatti talvolta preceduto dal "dromos", mentre
i vani laterali contornano quello principale.
Le tombe sono scavate nel terreno abbastanza friabile d'un piccolo rilievo (gli
attrezzi, che erano asce di pietra, furono abbandonati nello stesso posto dagli
ultimi scavatori) in forma di grotticelle sotterranee che imitano, nella loro
pianta, nella disposizione e anche negli arredi, le abitazioni dei vivi: la tradizione
sarda le chiama domus de janas, cioè "casa delle fate",
perchè si immagina che queste "case" così piccole potessero
essere abitate solo da esseri di minuscole proporzioni, maghe o streghe che fossero
(le janas, appunto). Nelle grotte, che hanno talvolta una pianta complessa fatta
di stanze e passaggi collegati insieme con soffitti che imitano le coperture di
legno o con travi a raggiera delle case dei viventi, pilastri e colonne, sedili,
focolari, pareti dipinte o graffite, dovettero essere sepolti -secondo l'archeologo
Giovanni Lilliu - i rappresentanti di una piccola comunità di marinai-metallurghi
e di agricoltori di cui ci sono rimasti anche numerosi strumenti del lavoro e
della vita quotidiana, tutti riferibili alla cosidetta "cultura di San Michele",
databile - qui ad Anghelu Ruju- intorno al 2000-1800 a.C. |
|
|
|