Mariangela Pala
2 novembre 2015
Madar: nuovi strumenti di studio su Turris Libisonis
Lo strumento di calcolo matematico sviluppato nell´ambito del progetto Madar, sulla base delle indagini portate avanti nel contesto dell’area archeologica di Turris Libisonis, può essere in grado di orientare eventuali interventi sul potenziale critico delle strutture in fase di scavo
PORTO TORRES - Modelli matematici per la simulazione dei fenomeni di degrado strutturale in area archeologica. E’ il progetto pilota Madar, finanziato dalla Ras nell'ambito dell'intervento Innovare.Re (P.o.r. Sardegna 2007-2013), che ha come obiettivo l'implementazione di un codice di calcolo e della relativa interfaccia software finalizzati alla valutazione dei fenomeni di degrado strutturale del patrimonio archeologico e alla conseguente pianificazione di possibili interventi di recupero non invasivi, sviluppati partendo dal contesto pilota dell’area archeologica di Porto Torres.
Madar rappresenta uno dei dieci progetti pilota di trasferimento tecnologico dell’Università degli Studi di Sassari, che mira, attraverso la collaborazione tra imprese e ricerca, a valorizzare la ricerca regionale e favorire la competitività del sistema produttivo, innalzando il contenuto tecnico/scientifico di prodotti, processi e/o servizi. Il progetto, sviluppato presso il Dipartimento di Architettura, Urbanistica, Design dell’Università degli studi di Sassari è stato coordinato dalla professoressa Margherita Solci, docente di Analisi matematica.
La finalità del progetto è la costruzione di uno strumento che consenta, anche ai non specialisti nell’ambito di analisi strutturale di valutare il grado di sicurezza di archi, volte, muri e, in generale, di componenti di elevati di interesse archeologico. In tal senso, lo strumento di calcolo matematico sviluppato, sulla base delle indagini portate avanti nel contesto dell’area archeologica di Turris Libisonis, e relative ai materiali utilizzati ed ai fattori di rischio (ambientali, chimici e meccanici, spesso legati alle attività di indagine e scavo) può essere in grado di orientare eventuali interventi sul potenziale critico delle strutture in fase di scavo.
Il contesto pilota scelto per iniziare la costruzione e i primi test di efficienza del modello è il muro perimetrale settentrionale delle Terme Centrali. Lo sviluppo di un sistema di diagnostica preventiva degli elevati ha permesso non solo un'immediata individuazione del grado di sicurezza e dei punti di massima criticità strutturale, ma anche la programmazione di interventi di consolidamento mirati e compatibili con il contesto, al fine di evitare la costante prassi emergenziale che caratterizza le aree archeologiche.
Nello specifico delle attività svolte, un ruolo di notevole importanza è stato ricoperto dalla collaborazione dell’Università con alcune imprese coinvolte nello sviluppo del progetto, un importante punto di partenza anche per l’interazione con gli enti di tutela e con le amministrazioni che si occupano di valorizzazione e promozione del patrimonio archeologico, nell'ottica di un reale ed efficace trasferimento di competenze da enti di ricerca a enti operativi sul territorio. Le imprese che hanno collaborato con il progetto (impresa Luciano Sini di Sassari e la Nurjana Technologies di Cagliari) hanno coadiuvato il lavoro di ricerca archeologica e strutturale per la costruzione della base di dati necessaria al modello, mettendo a disposizione la loro esperienza e hanno successivamente seguito la fase di modellizzazione con lo scopo di apprendere e condividere linguaggi e strumenti dell'analisi strutturale, per poter poi essere parte attiva nella fase di test e verifica sul campo.
Tra i diversi risultati raggiunti ed in fase di ulteriore sviluppo e approfondimento, i principali sono rappresentati dalla realizzazione di una serie di modelli matematici con ampia versatilità ed in grado di predire lo sviluppo del danneggiamento e l’evoluzione dei fenomeni di frattura in una struttura in area di scavo. Inoltre lo sviluppo di un software che permetta agli operatori nel settore (anche non esperti in ambito strutturale) di utilizzare il codice di calcolo semplicemente inserendo i dati della struttura e dei materiali per ottenere una risposta immediata ai possibili quesiti di resistenza strutturale e valutazione del grado di danneggiamento delle diverse zone della struttura.
Gli strumenti sviluppati potranno coprire, con variazioni mirate, un vasto spettro di tipologie architettoniche e materiali soggette a diversi fattori di danneggiamento, potendo contare sulla versatilità del modello e del software predisposto. Con l’ulteriore ampliamento delle aree interessate, uno dei possibili sviluppi futuri da prevedere è la realizzazione di un sistema di mappatura open-source delle strutture interessate, dei problemi e delle criticità affrontate. Dal punto di vista del contesto produttivo, con l’applicazione di queste metodologie sarà possibile una proficua collaborazione con le imprese edili del territorio. L?Università potrà trasferire all’impresa partner, le competenze scientifiche e tecnologiche, mettendo a disposizione strumenti innovativi di analisi delle strutture, studiati per favorire la programmazione di interventi meno invasivi e più consoni alle condizioni dell’ambiente circostante (da un punto di vista climatico, ma anche economico, sociale e di percezione del bene all’interno della comunità).
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