Mariangela Pala
7 settembre 2015
Georadar: Interventi su Ponte Romano e rio Mannu
La Regione ha messo a disposizione circa 276mila euro per gli interventi di manutenzione dei corsi d’acqua e di mitigazione del rischio idrogeologico dei bacini idrografici del rio Mannu
PORTO TORRES. Sono terminate giovedì scorso le indagini georadar e le prospezioni geoelettriche, finalizzate a definire la struttura di fondazione del Ponte Romano e le eventuali emergenze archeologiche nell’area individuata all’interno del progetto di sistemazione idraulica del Fiume Mannu. La Regione ha messo a disposizione circa 276mila euro per gli interventi di manutenzione dei corsi d’acqua e di mitigazione del rischio idrogeologico dei bacini idrografici del rio Mannu.
Porto Torres è, dunque tra i ventinove comuni che beneficiano dei contributi straordinari che verranno erogati al più presto per consentire la pulizia prima della stagione delle piogge. L’ entità dei finanziamenti per il sassarese è di circa due milioni e 350mila euro. Alla Provincia di Sassari sono stati assegnati ulteriori 823mila euro per interventi che ricadono nei territori di Sorso, Sassari, Alghero, Porto Torres e Usini. La delibera è stata adottata dall’esecutivo regionale il 5 agosto su proposta dell’assessore dei Lavori pubblici, Paolo Maninchedda. Quasi 650mila euro di lavori, ai quali si sommano altri 174mila euro di “premialità”, assegnata in base alla popolazione (5702 abitanti) ricadente in aree di pericolosità idraulica elevata e molto elevata (Hi3 e Hi4).
A Porto Torres le indagini propedeutiche per mettere in sicurezza tutta l’area dal rischio idrogeologico e per consentire ai tecnici incaricati di effettuare tutti gli opportuni sondaggi sul terreno sono state affidate all’èquipe dell’università di Cagliari guidata dal geofisico Gaetano Ranieri. Strumenti non invasivi, già utilizzati in altri siti archeologici del territorio, utili ad individuare l’eventuale presenza di strutture archeologiche virtuali giacenti nell’area fra Turris Libisonis e il fiume, e per conoscere le strutture sepolte del Ponte.
Il costo complessivo dell’operazione è di circa 21mila euro, corrisposto al Dipartimento di ingegneria civile, ambientale e architettura dell’università di Cagliari che ha recentemente acquistato un georadar che effettua il rilievo utilizzando il sistema Ids Stream X, di nuovissima generazione, che consente l’esplorazione del sottosuolo fino a 4 metri di profondità. L’intervento è stato supportato da un servizio di sorveglianza archeologica da parte di un archeologo subacqueo, Giuseppe Padua, con il compito di sovrintendere a tutte le indagini georadar per definire la struttura di fondazione ed urgenze archeologiche nel tronco critico in prossimità del Ponte Romano.
Il professor Ranieri ha sottolineato l’importanza del monumento - il più grande e antico ponte romano dell'isola - in particolare in epoca romana, quando faceva parte di un complesso urbano e consentiva di collegare la città direttamente con i vasti campi di frumento della Nurra. Rimase in funzione e trafficato, persino da mezzi pesanti, fino agli anni sessanta. Di quell’opera, chiusa al traffico mezzi negli anni ottanta, si vuole verificare la sua resistenza alle inondazioni e ai movimenti particolari dell’acqua e nel giro di 20 giorni sarà possibile ottenere i primi risultati, validi per capire se dare avvio al progetto del Pit fluviale per la messa in sicurezza della foce del fiume e l’ampliamento dell’alveo e consentire la navigabilità e rinaturalizzazione dell’ultima parte del corso d’acqua.
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