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S.A. 27 luglio 2014
L' Alghero catalana seduce Parigi
Il professore ordinario di Archeologia dell'Università di Sassari Marco Milanese ha tenuto nei giorni scorsi una conferenza scientifica sugli scavi del quartiere ebraico di Alghero all’Ecole Normale Superieure di Parigi
L' Alghero catalana <i>seduce</i> Parigi

ALGHERO - Nei giorni scorsi il professore ordinario di Archeologia dell'Università di Sassari Marco Milanese ha tenuto una conferenza scientifica sugli scavi del quartiere ebraico di Alghero all’Ecole Normale Superieure di Parigi. Nel corso dell'incontro nella celebre sede universitaria francese,davanti ad una platea dei massimi studiosi a livello internazionale, il direttore di numerosi scavi archeologici ad Alghero e vincitore nel 2013 e 2014 di prestigiosi premi dedicati alla cultura algherese ha approfondito un aspetto della storia della particolare città "catalana" di Sardegna che è Alghero.

Le prime famiglie ebraiche si stabilirono ad Alghero nel 1322. Il vero nodo della storia della presenza ebraica in Sardegna è costituito dalla conquista aragonese dell'Isola, attuata nel 1323-24, per la cui realizzazione furono determinanti i prestiti concessi al re dagli ebrei catalani. Per quanto riguarda Alghero, in mano alla famiglia genovese dei Doria fino al 1354, un nucleo eterogeneo di trenta-quaranta famiglie ebraiche, di provenienza catalana, aragonese, maiorchina, castigliana e siciliana vi si stabilì proprio dopo il ripopolamento della città ad opera di pobladors catalano-aragonesi, dopo la definitiva occupazione operata da Pietro III.

Gli scavi nelle aree del quartiere ebraico di Alghero sono iniziati nel 1996 e si sono protratti in modo discontinuo, soprattutto in relazione ai lavori del complesso dell’Ospedale Vecchio (Architettura). «Si è trattato di interventi molto diversi tra loro - spiega Milanese - per la scala delle aree scavate, le motivazioni e i tempi di realizzazione. Ma sono stati sempre eseguiti in previsione o durante l'esecuzione di opere pubbliche. Non pochi di questi interventi si collocano sulla linea delle mura della città storica e hanno per questo interessato sia segmenti del circuito difensivo medievale, sia rilevanti corpi di fabbrica dei bastioni d'età moderna, oppure ancora nel vivo della città storica, come l'intervento nell'area dell'Ospedale Vecchio, ubicato nell'antica juharia ebraica della città catalana. Quindi - aggiunge Milanese - lo studio della presenza ebraica ad Alghero (la seconda comunità ebraica della Sardegna medievale dopo Cagliari) si presenta una materia in progress, perché è legata a scavi ancora in corso, in cantieri di restauro, in luoghi nevralgici del quartiere ebraico medievale della città».

«Vorrei dire infine - conclude il professore - che Alghero è l’unica città italiana dove ad oggi sia stato pensato e messo in campo un progetto di archeologia della città ebraica, con indagini di scavo nel quartiere ebraico e approfonditi studi sui reperti rinvenuti. I resti del quartiere ebraico portati alla luce in coincidenza con la Porta di Sant Elm sono stati tuttavia trattati al pari di rifiuti speciali, “correttamente” documentati e reinterrati, in una sorta di eutanasia di un importante segmento della storia della città e tutto il contesto è stato pesantemente violentato con il cemento armato. Questo caso, obbliga a riflettere su come invece l’archeologia urbana possa consegnare materiali innovativi per cambiare l’idea stessa di città e del suo personale rapporto con la storia».




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