M. P.
19 luglio 2014
Riapre il sito archeologico sommerso dell’Asinara
Il sito archeologico sommerso situato nelle acque antistanti la località di Cala Reale sarà riaperto per un periodo di due mesi ai visitatori dell´isola dell´Asinara
PORTO TORRES - Il sito archeologico sommerso situato nelle acque antistanti la località di Cala Reale sarà riaperto per un periodo di due mesi a partire dal mese di luglio. L’apertura e la chiusura del sito subacqueo saranno garantiti dal personale della Soprintendenza per i Beni Archeologici di Sassari e Nuoro, mentre l’Asd Cala D’oliva Diving Center di Porto Torres svolgerà il compito di sorveglianza durante tutto il periodo di apertura, al fine di garantirne l’integrità e la tutela, preservandolo da rischi di danneggiamenti e furti. Il giacimento archeologico, unico nel Mediterraneo e molto apprezzato dai visitatori che frequentano l’isola, contiene circa 39mila reperti di anfore risalenti al periodo romano (età tardo imperiale), che contenevano salsa di pesce, il garum dei romani, e pesce sotto sale.
Nel 2009 è stato sottoposto a uno scavo integrale per facilitare lo studio, la valorizzazione e la fruizione. I reperti erano stati spostati in un’area distante circa 300 metri dal molo di Cala Reale per preservare gli oggetti della nave affondata più di 1500 anni fa proveniente dal sud della Spagna, l’attuale Portogallo. Al fine di garantire le aperture straordinarie e le modalità di fruizione anche per la stagione 2014 (il sito osserva le aperture straordinarie dal 2012), si sono tenuti due incontri interlocutori con la Capitaneria di Porto, il Comune, l’Ente Parco Asinara, la Soprintendenza Sassari e Nuoro, i rappresentanti dei diving operanti sull’isola e la società Cormorano concessionaria dei campi boe.
In base agli accordi raggiunti, in cui si sono definiti i ruoli di ciascuno, l’apertura potrà essere effettuata nell’ambito del progetto sperimentale “Sentinelle del mare”per il terzo e ultimo anno, in attesa di procedere per gli anni futuri alla stipula di una convenzione tra la Direzione Regionale per i Beni culturali e paesaggistici e l’ente al quale dovranno essere affidati i reperti archeologici, con successivo affidamento della gestione dei servizi di fruizione a soggetti terzi, previo bando pubblico.
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