G.A.
14 marzo 2014
Porto Torres, ex Pintadera crocevia di necropoli
Un probabile monumento funerario sotto i locali dell’ex bar “la Pintadera”. Rinvenute alcune sepolture, una delle quali ad incenerazione scavata nella roccia e rivestita di malta
PORTO TORRES – Porto Torres si conferma città dal sottosuolo ricco di testimonianze archeologiche. Ancora una volta lo staff dei tencnici della Soprintendenza per i Beni Archeologici è dovuto intervenire a seguito di uno scavo eseguito in corrispondenza dei locali dell'ex Bar “la Pintadera” che ha riportato in superficie una piccola parte della necropoli turritana. E’ bene precisare che l’ente in questione è tenuto ad eseguire i rilievi del caso e per tanto a bloccare i lavori per il tempo necessario e che, grazie ai suoi tecnici, offre un servizio di perizia archeologica gratuita ai privati, cosa che normalmente da altre parti, sarebbe comunque obbligatoria in casi analoghi, ma totalmente a carico del privato.
Come spesso accade il ritrovamento non ha destato alcuno stupore. Lo scavo ha portato alla luce quello che in un primo momento sembrerbbe essere una parte di un edificio di cui ancora non si conoscono le funzioni, caratterizzato dalla presenza di grossi blocchi allineati e di una canala scavata nella roccia. Sul luogo sono state rinvenute delle sepolture, una delle quali ad incenerazione scavata nella roccia e rivestita di malta accompagnata da un corredo costituito da ampolle, sfortunatamente non integre. Da questi indizi, dichiara il tecnico Gavino Canu, in mancanza di uno studio più approfondito sui materiali, si puo’ datare la sepoltura in un intervallo temporale che va dal secondo ed al quarto secolo dopo Cristo.
Oltre a questa sepoltura è stato ritrovato quello che in prima analisi si potrebbe definire come un “monumentino funerario” all’interno del quale non sono stati ritrovati resti umani. Questo ha portato ad ipotizzare che i blocchi allineati facessero parte di un edificio funerario che, come di norma durante il periodo romano, era collocato all’esterno della città, lungo le vie di collegamento, affinchè i morti venissero continuamente ricordati dai passanti. Questo ritrovamento conferma anche il fatto che l’attuale corso Vittorio Emanuele, dal porto fino all’area della basilica di San Gavino, era tutta area della necropoli meridionale e che la zona attualmente oggetto di scavo era un punto di raccordo con la necropoli orientale, che si sviluppava verso Balai.
|