S.A.
27 giugno 2013
Peste ad Alghero, studiosi a confronto
L´incontro si propone di esaminare i dati archeologici e quelli storici a disposizione dei due studiosi Marco Milanese e Antonio Budruni. Appuntamento sabato nel cortile dell´ex Asilo Sella
ALGHERO - La ira de Déu, l'ira di Dio. Questo è il titolo del tema che affronteranno l'archeologo Marco Milanese e lo storico Antonio Budruni invitati a parlare della peste che investì Alghero tra il 1582 e il 1583. L'iniziativa, organizzata dall'associazione culturale Tholos e dalla libreria Il Labirinto Mondadori con il patrocinio del Comune di Alghero, si terrà nel giardino della Facoltà di Architettura (ex asilo Sella) in via Garibaldi 32, sabato 29 giugno, alle ore 20. L'incontro si propone di esaminare i dati archeologici e quelli storici a disposizione dei due studiosi. L'archeologo Marco Milanese illustrerà le immagini delle sepolture e dei reperti rinvenuti nello scavo del cosiddetto cimitero della peste; lo storico algherese Antonio Budruni, scrittore, saggista e autore di una trilogia dedicata alla storia di Alghero, proporrà il suo intervento frutto dello studio dei documenti custoditi nell'Archivio Storico cittadino e in quello della Diocesi.
Il quadro complessivo della pestilenza è abbastanza esauriente, infatti il sottosuolo de Lo Quarter ha restituito un'istantanea, unica in Europa, di una popolazione urbana colta simultaneamente da una tragica morte, senza distinzione di classe sociale, di posizione economica o di età; questo brusco arresto della vita ha fissato e consegnato alla storia una sezione della popolazione algherese della fine del '500, i cui poveri resti, seppelliti con una certa pietas, costituiscono un vero e proprio archivio biologico, forse non compreso e valorizzato quanto merita da parte delle istituzioni. Non poche sono state infatti le difficoltà per portare avanti gli scavi che sono stati interrotti per completare il restauro degli edifici della storica caserma. Gli effetti della terribile epidemia furono attenuati dall'intervento del protomedico Quinto Tiberio Angelerio, all'epoca al servizio nella città di Alghero, che riconobbe immediatamente i sintomi della peste ed approntò tempestivi provvedimenti che ne impedirono la diffusione limitandone il contagio e le vittime.
Le prescrizioni date ai consiglieri della città di Alghero vennero pubblicate alcuni anni dopo e costituiscono un documento importantissimo sui rimedi, spesso ingenui e privi di efficacia, previsti dalla medicina dell'epoca, come ad esempio far suonare le campane o far sparare a salve i cannoni per smuovere l'aria, ma anche su una serie di prescrizioni igieniche molto efficaci come la gestione degli infetti e l'uso della sterilizzazione nel forno ad alte temperature, che denotano la grande esperienza dell'Angelerio. La decimazione della popolazione provocò una forte crisi economica e la definitiva apertura delle porte della città a nuovi abitanti, non più esclusivamente catalani ma di varie etnie, per buona parte composti da sardi provenienti dai paesi dal circondario in cerca di fortuna e di condizioni di vita migliori. La conferenza, a distanza di 430 anni dall'episodio, consentirà di ricordare, come in una sorta di omaggio postumo, gli antichi algheresi vittime della peste e i cui resti, dopo un riposo di oltre quattro secoli, sono tornati alla luce recentemente per raccontarci il tragico epilogo della loro esistenza.
Nella foto: l'archeologo Marco Milanse
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