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P.P. 13 marzo 2013
L´Alghero medievale di Marco Milanese
La presentazione del libro del professore è stata l´occasione per una riflessione più profonda sul valore dell´archeologia e lo spazio che la politica gli riserva. Presenti il giornalista Vindice Lecis, il consigliere regionale Carlo Sechi, l´editore Carlo Delfino e l´archeologa Daniela Rovina
L´Alghero medievale di Marco Milanese

SASSARI – Nella sala conferenze della Biblioteca Comunale di Sassari si è svolta martedì 12 marzo alle 18, la presentazione del libro “Alghero. Archeologia di una città medioevale” del professore Marco Milanese, docente di Archeologia Urbana presso l’università di Architettura e docente di Archeologia medioevale presso la facoltà di Lettere e Filosofia di Sassari. Assieme al professore Milanese a raccontare l’archeologia della città di Alghero, anche il giornalista della Nuova Sardegna e scrittore Vindice Lecis, l’editore Carlo Delfino della casa editrice omonima, il consigliere regionale sel Carlo Sechi, in qualità di amministratore all’epoca degli inizi della campagna di scavi e l’archeologa Daniela Rovina partecipe dei lavori effettuati. Davanti ad una folla di studenti e docenti, ma anche semplici appassionati, i relatori hanno raccontato un viaggio lungo 15 anni, in cui molti attori sono stati coinvolti: Università, comune, Soprintendenza per i Beni archeologici e architettonici, in cui si è potuto ricostruire la storia di una città attraverso il rinvenimento dei resti e l’analisi dei movimenti dei segni sulle ossa, utili per stilare un resoconto dei mestieri del tempo, come ad esempio l’arciere o il cavaliere.

«I luoghi della memoria biologica di una città sono i cimiteri storici, dove sono raccolti i resti scheletrici delle persone che nella propria vita hanno diversamente contribuito a fare della città quel luogo ricco di identità e di coscienza storica, quale lo viviamo noi oggi» scrive Milanese nel libro che vuole consegnare alla società civile, ma anche alla classe politica, per una riflessione sul patrimonio archeologico della città di Alghero come proprietà collettiva. «Il problema dell’archeologia è quello della divulgazione – non ha dubbi Vindice Lecis che aggiunge – lo scienziato deve pubblicare su facebook le foto di un cimitero appena scoperto, così da coinvolgere quante più persone». Si è discusso alla tavola rotonda di quanto l’archeologia possa essere uno strumento di promozione turistica in una città a forte connotazione turistica. Il libro scritto con un linguaggio accattivante è un manuale utilissimo e dettagliato che si rivolge a tutti e non solo agli addetti ai lavori e i tecnici.

Carlo Sechi sindaco di Alghero tra il 1996-98 e promotore dell’iniziativa di ricerca storica, ci ha tenuto a precisare che le aree oggetto degli scavi, ovvero il complesso di San Michele, il Forte della Maddalena, l’area dell’ex Ospedale Vecchio (Monastero e chiesa di Santa Chiara), fino a quel momento erano zone di profondo degrado sociale e si pensò ad un progetto di recupero e riqualificazione di quei beni, indagando nel cuore della città, per ricostruire una storia che appartiene a tutta la cittadinanza. L’importante rinvenimento della comunità ebraica datata tra il 1354 e il 1492, nella parte più antica della città, racconta di come sia stata espulsa questa collettività poi dal sovrano Ferdinando il Cattolico. La comunità ebraica algherese era la seconda dopo quella di Cagliari, infatti contava circa 700-800 persone. «Ancora ci sarebbe molto lavoro da fare, ma purtroppo su quelle aree non c’è stata più la stessa attenzione di una volta» non ne fa un segreto l’onorevole Carlo Sechi che invita ad una riflessione tutti coloro che hanno amministrato Alghero, senza tutelare i luoghi della memoria e senza mettere in risalto l’imponente patrimonio culturale sotterraneo, ma spesso brutalizzando e omologando quelle aree.

L’ex sindaco, inoltre, denuncia la mancanza dei rappresentanti della scuola, negli esecutivi, che sarebbero fondamentali per le politiche culturali. Lancia un appello affinchè il mondo della scuola partecipi e si impegni nella vita delle istituzioni, dove spesso manca quella sensibilità e preparazione per la tutela dei luoghi d’importanza storica e culturale. «C’è stata un impossibilità di dialogo politico dopo l’amministrazione guidata da Sechi – rimarca Marco Milanese che continua –. Negli ultimi anni ho dialogato più con l’ufficio tecnico che con la parte politica, questo è un fatto grave». «Qual’ è lo spazio dell’archeologia urbana all’interno delle città? Questo è un problema politico e non di risorse, vediamo ogni giorno sprechi di denaro pubblico». «Spesso c’è un disprezzo nei confronti della storia, l’archeologia viene vista come un fastidio o peggio ancora qualcosa da nascondere, quasi i reperti fossero rifiuti speciali da conferire nella discarica - afferma con nota polemica il professore Milanese che alle domande dei suoi studenti su Alghero risponde sempre – Quando camminate sui Bastioni, state camminando su milioni di reperti archeologici, dunque camminate sulla storia».

Nella foto: Marco Milanese




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