S.A.
7 agosto 2010
L´Istituto Zooprofilattico: 1° in Italia sui molluschi
L’Istituto Zooprofilattico della Sardegna è il primo in Italia ad avviare la ricerca sulle contaminazioni da protozoi nei molluschi. I nuovi metodi di analisi daranno benefici al comparto della mitilicoltura
SASSARI - Cozze, arselle e ostriche sono delizie della tavola che abbondano nei banchetti estivi, ma dietro il gusto inconfondibile nascondono rischi per la salute dei consumatori. Non solo metalli pesanti, come mercurio e piombo, che si accumulano nei loro tessuti durante la vita in acqua: i mitili offrono terreno fertile anche a microrganismi patogeni molto più pericolosi, come batteri, virus, tossine algali e protozoi. Sono i cosiddetti agenti zoonosici, che costituiscono un pericolo per la salute perché possono trasmettere le malattie dagli animali all’uomo.
Per questo l’Istituto Zooprofilattico della Sardegna - diretto dal commissario Maria Assunta Serra - ha ideato un progetto di ricerca per la “Caratterizzazione molecolare dei protozoi zoonosici” nei molluschi, al fine di ottenere nuovi metodi di diagnosi della contaminazione e ridurre i rischi per l'uomo. Il progetto, finanziato dal Ministero della Salute, partirà il primo settembre e sarà realizzato dai ricercatori del laboratorio di Ispezione degli Alimenti dell’Istituto Zooprofilattico, in collaborazione con la facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Sassari. É il primo studio scientifico di questo tipo in Italia.
«Gli obiettivi sono due – spiega il dottor Sebastiano Virgilio, responsabile della ricerca-. Anzitutto abbiamo necessità di acquisire dati epidemiologici sulle produzioni di mitili della Sardegna, che rappresentano una voce importante dell'economia. Così vedremo se le nostre cozze sono interessate da questi agenti patogeni e in che misura. Poi metteremo a punto dei metodi diagnostici per riconoscere subito il livello di contaminazione da protozoi e adottare strategie adeguate di monitoraggio e contrasto. Si tratta di un nuovo strumento diagnostico che al momento non possiede nessuno in Italia, e che l'Istituto Zooprofilattico metterà a disposizione delle autorità sanitarie e degli stessi produttori per spostare un po' più in alto l'asticella della sicurezza alimentare dei prodotti del mare».
La normativa comunitaria, infatti, prescrive una serie di controlli di laboratorio (a carico degli operatori e delle autorità sanitarie) per individuare la presenza di microrganismi e contaminanti ambientali, ma non prevede la ricerca di altri patogeni, come appunto i protozoi. «Eppure, dal punto di vista sanitario, gli agenti biologici sono molto più pericolosi di altri agenti - avverte l'esperto dell'Izs -, perché producono immediatamente i loro effetti negativi sulla salute. Le infezioni da protozoi possono infatti causare gravi gastroenteriti, a prescindere dalla presenza di alte concentrazioni o assunzioni prolungate nel tempo, come avviene ad esempio per le patologie da una assunzione prolungata di piombo o mercurio. Per questi motivi la nostra ricerca diventa importante, perché offre uno strumento innovativo per la diagnosi immediata».
«Di recente – osserva il dottor Virgilio, che fa parte del Gruppo nazionale di controllo delle biotossine marine e del gruppo di esperti che ha predisposto il Piano di sorveglianza sanitaria della molluschicoltura sarda- e’ stata segnalata la presenza di protozoi trasmissibili all’uomo anche nei Paesi più avanzati, ed è stata associata a fenomeni epidemici di malattia. In Italia, livelli di contaminazione significativi sono stati osservati nelle aree dell’Adriatico e del Tirreno. Con la messa a punto di questi strumenti diagnostici, tutto il comparto della mitilicoltura potrà usufruire di uno strumento nuovo per garantire la sicurezza alimentare dei cittadini, anticipando la legislazione europea. E questa sarà un'arma in più che i nostri produttori potranno utilizzare rispetto alla concorrenza internazionale».
«L’Istituto Zooprofilattico - fa sapere il commissario - è impegnato anche su un altro fronte per la sicurezza alimentare dei frutti di mare. Si tratta della contaminazione da tossine prodotte da microalghe, che negli ultimi anni ha interessato alcuni allevamenti locali e i prodotti provenienti dai Paesi dell’Unione Europea».
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