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Sergio Ortu 19 novembre 2004
Nei mari di Alghero si alleverà l’ultigara
Da qualche settimana, nei laboratori della Porto Conte Ricerche, un gruppo di giovani ricercatori guidati da Roberto Capucinelli, sta provando a allevare attinie in cattività e, fino a oggi, con ottimi risultati
Nei mari di Alghero si alleverà l’ultigara

Allevare Anemonia sulcata forse oggi si può. Il volgare anemone di mare meglio noto per la Riviera del Corallo con l’appellativo algherese “ultigara” è al centro di un progetto di ricerca, avviato da un´equipe di biologi ricercatori della Porto Conte Ricerche che è riuscita a riprodurre artificialmente l´anemone di mare con la procedura della scissione. La specie marina appartenente alla classe degli antozoi, ordine attiniari, è caratterizzata da lunghi tentacoli (sino a 200) che possono essere retratti solo parzialmente, in particolare di notte, e risultano essere disposti in 6 ordini di file concentriche. La base è larga, ben aderente al substrato e più larga della colonna che di norma rimane nascosta dalla corona dei tentacoli. La sua colorazione varia dal verde al bruno al grigiastro. Può raggiungere un diametro di 20-30cm. La specie ha sessi separati. L’anemone può riprodursi anche in maniera assessuata per scissione ed è quello che hanno fatto con una procedura semplice, utilizzando un bisturi, i ricercatori di Tramariglio. Si nutre di piccoli invertebrati pesci e crostacei. Da qualche settimana, nei laboratori della Porto Conte Ricerche, un gruppo di giovani ricercatori guidati da Roberto Capucinelli, sta provando ad allevare attinie in cattività e, fino a oggi, con ottimi risultati. Il progetto, voluto dal Consorzio 21 e coordinato da Gianfranco Russino non rappresenta un progetto scientifico fine a se stesso. Si tratta di un´operazione commerciale che, se tutto andrà bene, porterà degli enormi benefici sia dal punto di vista economico che ambientale. I centoventi anemoni dell´esperimento sono allevati in acquario con un regime alimentare preciso. Viene somministrato polpa di gambero e piccoli pesci due volte alla settimana. La procedura di scissione di quaranta esemplari ha dato origine a ottanta individui vivi e vegeti. La percentuale di sopravvivenza finora è stata dell´ottanta per cento, ma l´esperimento è solo all´inizio. La prudenza è d´obbligo ma gli studiosi non nascondono l´entusiasmo per un test che, nel futuro, potrà avere enormi ripercussioni nel settore della pesca professionale. Si pensa all´opportunità di applicare la tecnica su larga scala, intraprendendo un´attività intensiva controllata direttamente in mare. Produrre quintali di attinia, dunque, senza intaccare le risorse naturali. Un obiettivo che fino a ieri sembrava fantascienza e che invece si sta concretizzando sempre di più. L’ultigara è un piatto ricercatissimo dai buongustai e sempre più raro nei menù dei ristoranti. Si cucina impanata e fritta e rappresenta una vera specialità. Al chilo, l´attinia, può arrivare a costare anche quaranta euro, un prezzo giustificato dal tempo e dalla fatica che si impiega nel raccoglierla a mano.



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