Andrea Pala
27 marzo 2025
L'opinione di Andrea Pala
I dazi Usa una minaccia concreta per i vini italiani
L’eventuale introduzione o l’inasprimento dei dazi doganali da parte degli Stati Uniti sui vini italiani rischia di avere conseguenze molto pesanti per l’intero settore vitivinicolo nazionale. Non parliamo di un problema che riguarda solo le grandi aziende ma di una possibile crisi per migliaia di cantine, in particolare quelle medio-piccole, che hanno puntato sull’export e per cui il mercato statunitense rappresenta un riferimento fondamentale. Gli Stati Uniti sono infatti da sempre uno dei principali sbocchi per il vino italiano. Un aumento dei dazi significherebbe un rincaro dei prezzi al dettaglio, che renderebbe le etichette italiane meno competitive rispetto a quelle di altri Paesi produttori come Cile, Argentina o Australia, che non subirebbero la stessa tassazione. A parità di qualità i consumatori americani potrebbero essere spinti a scegliere vini diversi solo per una questione di prezzo. Questo comporterebbe una perdita di quote di mercato difficile da recuperare. Tra le prime conseguenze ci sarebbe una riduzione delle esportazioni, con un calo della domanda da parte degli importatori USA e il rischio di una sovrapproduzione difficile da assorbire sul mercato interno. Un’offerta maggiore in Italia potrebbe portare a un abbassamento dei prezzi, con effetti dannosi su tutta la filiera, dai produttori ai distributori. Di fronte a questo scenario è fondamentale che le aziende italiane si attrezzino con strategie concrete: diversificare i mercati puntando su nuove aree in crescita come Asia, Nord Europa e Canada, investire sulla forza del proprio brand e sul legame con il territorio, e costruire relazioni dirette con importatori e distributori statunitensi, per cercare di contenere l’impatto sui margini. Ma serve anche un’azione forte a livello istituzionale. I consorzi, l’ICE, le regioni e il Governo devono lavorare insieme per rafforzare la presenza del vino italiano all’estero, attraverso fiere, campagne promozionali, missioni commerciali. E soprattutto bisogna mantenere un dialogo costante con l’Unione Europea e con gli Stati Uniti per evitare barriere che danneggiano un settore che è simbolo del Made in Italy e che rappresenta un patrimonio culturale ed economico fondamentale per il Paese.
*Andrea Pala, enologo sardo
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