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S.A. 17 aprile 2024
Vinitaly: crescono produttori e qualità nell'Isola
Dal Cannonau al Vermentino, passando per le tipicità storiche, autoctone e senza dimenticare una importante new entry: la Birra artigianale. La soddisfazione di Coldiretti Sardegna e le dichiarazioni del presidente Battista Cualbu
Vinitaly: crescono produttori e qualità nell'Isola

CAGLIARI - Dal Vinitaly 2024 arrivano conferme importanti per i settori dell'agroalimentare italiano e sardo. Se la giornata dedicata al Made in Italy aveva detto che il cibo rappresenta la prima ricchezza del Paese e della regione, grazie a un valore della filiera agroalimentare allargata che ha superato i 600 miliardi di euro su base nazionale, (analisi Coldiretti su dati centro studi ‘Divulga’), dall’altra è emerso che le tipicità regionali rappresentano una spinta propulsiva e la Sardegna non è da meno grazie alle sue peculiarità di eccellenza. Produzioni Dop e Igp, ma anche filiere e settori di eccellenza come il vitivinicolo che proprio a Verona ha gli occhi puntati da tutto il mondo. Dal Cannonau al Vermentino, passando per le tipicità storiche, autoctone e senza dimenticare una importante new entry: la Birra artigianale.

La folta partecipazione delle aziende del settore vitivinicolo e brassicolo di Coldiretti Sardegna sta confermando il grande fermento dei due comparti isolani che riescono a produrre grande qualità. Si tratta di settori sempre più a tinte giovani grazie alla spinta propulsiva delle aziende guidate dagli under 40 come hanno dimostrato a Casa Coldiretti alcune delle realtà più vitali dell’isola tra cui l’azienda "Fratelli Pusceddu” di Bosa con i suoi vitigni autoctoni e la malvasia o la Cantina sociale del Mandrolisai grazie ai suoi vini biologici. Fermento dimostrato dai numeri che vedono la crescita delle coltivazioni a 27.579 ettari (nel 2022) di cui il 43% destinata a uve Dop e Igp (rilevamento Coldiretti Sardegna su ultimo report Laore) e 546 mila ettolitri di produzione di vino (di cui 284 mila bianchi e 262 mila rossi con 403 mila di vini Dop (74%) e 86 mila di Igp(16%)) su 733 mila quintali di uve prodotte, tornati a livelli simili alle annate storicamente più produttive dai primi anni duemila a oggi. Un export che premia ancora l'Europa (57%), seguita dall’America (31%), poi Asia (10%) e il restante 2% in Oceania.

«Il vino sardo si è dimostrato ancora una volta un autentico messaggero della Sardegna nel mondo, trasmettendo la sua reputazione in maniera positiva, fresca e dinamica pur rimanendo fedele alle radici della nostra identità, celebrando le tradizioni e la storia millenaria dell’isola - sottolinea Battista Cualbu, presidente di Coldiretti Sardegna - questo settore non solo produce eccellenze enologiche ma si distingue per la sua capacità di chiudere il ciclo produttivo e conquistare i mercati esteri con successo. L'impulso innovativo è evidente nel boom delle cantine, molte delle quali sono gestite con passione da giovani imprenditori e donne - conclude - dimostrando che stiamo abbracciando una nuova cultura agricola che merita di essere supportata e seguita come modello di successo».

Ma nell’edizione 2024 uno spazio importante lo hanno rivestito anche le birre artigianali, grazie alla presenza del Consorzio Birra Italiana e alle aziende aderenti, anche targate Sardegna. Dal birrificio Marduk di Irgoli a quello Bam di Mogoro, passando per il 4Mori di Guspini, ancora una volta il comparto ha dimostrato fermento come emerso dall’incontro tenuto al padiglione uno per la presentazione su scala nazionale del progetto di filiera portato avanti da Coldiretti Sardegna con il sostegno del Consorzio Birra Italiana, dall’alto della sua esperienza a livello nazionale e non solo, la cooperativa Isola Sarda che riunisce 23 cerealicoltori isolani, ma anche i birrifici artigianali, i produttori di malto e quelli di luppolo dell’isola. Un progetto che si basa su solidi numeri come dimostra la produzione isolana, arrivata a generare circa 4 milioni di litri grazie ai circa 60 produttori (sui 1.182 birrifici artigianali in Italia) fra birrifici artigianali e “beer firm” (aziende che non dispinendo di un impianto di produzione realizzano le proprie birre presso altre aziende). Numeri di eccellenza anche per le 21 realtà che fanno parte del Consorzio di Promozione e Tutela della Birra Artigianale Italiana da Filiera Agricola (18 birrifici più 3 aziende agricole che coltivano orzo e luppolo) che nel 2022 hanno contribuito a produrre 10 mila ettolitri di birra anche grazie al malto usato per circa 3 mila quintali (Da un quintale di orzo si ottengono circa 75 chili di malto con una resa dello 0,75%).



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