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Red 16 aprile 2019
Accademia Olearia è presidio Slow food
L’eccellenza come filosofia aziendale, nel rispetto dell’ambiente, della tradizione e dell’identità: l’extravergine biologico Dop Sardegna da cultivar autoctoni di Accademia Olearia è Presidio Slow food
Accademia Olearia è presidio Slow food

ALGHERO - Accademia Olearia diventa Presidio Slow food. L’azienda olivicola della famiglia Fois è stata inserita nel prestigioso elenco istituito nel 1999 come progetto per il recupero e la salvaguardia di produzioni di eccellenza gastronomica minacciate dall’agricoltura industriale, dal degrado ambientale e dall’omologazione. «Con la linea extravergine di oliva biologico Dop Sardegna, che diventa Presidio Slow food, Accademia Olearia esprime la propria filosofia, valorizzare il territorio e il proprio lavoro, il rispetto delle tradizioni e della cultura locale», è la motivazione alla base della decisione di cui i titolari dell’avveniristico frantoio di Ungias–Galanté hanno ricevuto comunicazione di recente. Attualmente, in Sardegna, hanno ottenuto la prestigiosa assegnazione di Presidio Slow food solo cinque aziende olivicole, tra le quali, appunto, l'Accademia Olearia.

Non è sfuggito a Slow food che il patrimonio rappresentato da olivi secolari e cultivar tipiche ed endemiche vive un momento di estrema crisi, legata al processo di industrializzazione della coltivazione e alla creazione di impianti intensivi che contribuiscono a omologare la produzione di olio extravergine italiano e a orientare il mercato verso oli di qualità inferiore. «Accademia Olearia orienta le proprie scelte aziendali sulla tutela e sulla promozione della biodiversità locale, la cultivar sarda bosana, al valore ambientale e paesaggistico e alla salubrità», afferma Giuseppe Fois, che porta avanti la tradizione di famiglia per l’olio d’eccellenza insieme ai figli Alessandro ed Antonello. L’assegnazione di Presidio Slow food è rilasciata da un comitato scientifico in base a criteri di simili a quelli delle certificazioni Dop, ma con un disciplinare di produzione molto più rigido. Inizialmente, il riconoscimento si limitava a fornire ai compratori indicazioni su luoghi e aziende di nicchia e di riferimento per chi vuole acquistare prodotti di qualità, una sorta di difesa del consumatore da eventuali truffe alimentari.

I primi progetti erano rivolti a prodotti in via di estinzione, come il recupero del cappone di Morozzo in Piemonte e del fagiolo Zolfino in Toscana. Ora, il progetto ha varcato i confini italiani ed è sbarcato anche negli Stati Uniti per difendere la lavorazione a latte crudo dei casari. L’assegnazione di Presidio Slow food in olivicoltura è conferita a prodotti rari ed eccellenti, realizzati in conformità a disciplinari e regole di produzione. Gli olivicoltori aderenti al Presidio nazionale dell’olio extravergine italiano devono avere oliveti di cultivar autoctone del territorio gestiti senza fertilizzanti di sintesi e diserbanti chimici. Per i trattamenti, sono consentiti prodotti a basso impatto ambientale, che garantiscano un residuo finale sul prodotto pari allo zero. In caso di pendenze o situazioni paesaggistiche complesse, le lavorazioni in campo devono seguire buone pratiche agronomiche, per evitare l’erosione e smottamenti dei terreni. Per evitare l’abbandono degli oliveti più antichi, il Presidio prevede che almeno l’80percento delle piante abbia almeno cento anni.

Nella foto: Giuseppe Fois con i figli Alessandro ed Antonello
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