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Mauro Manca 26 marzo 2019
L'opinione di Mauro Manca
Ricci, si parla senza conoscere il problema
<i>Ricci, si parla senza conoscere il problema</i>

La campagna di demonizzazione della pesca del riccio di mare, forse a causa del clima elettoralistico e delle conseguenti speculazioni politiche, ha raggiunto livelli per noi non più tollerabili. Appare chiaro a tutti coloro che hanno un intelletto scevro da pregiudizi che dieci pescatori subacquei professionali in tutto il territorio del nord della Sardegna (da Alghero a Santa Teresa di Gallura) che praticano un prelievo autorizzato (mille o 1.500 ricci al giorno a seconda del fatto che si vada da terra o in barca con un marinaio), sotto lo stretto controllo delle autorità, cui comunicano preventivamente, luogo, orario e fine del prelievo, non possono mettere a rischio la risorsa. Peraltro, considerando che a fronte dei centotrenta giorni di pesca possibili un singolo operatore, causa maltempo, ha potuto pescare per un massimo di trenta giornate, appare evidente che quanto letto sui giornali in questi giorni sia evidentemente frutto di non conoscenza del problema.

Allora bisogna chiedersi davvero quale sia il vero problema. Il vero problema è legato al prelievo incontrollato da parte di quanti, forse senza alternative, hanno individuato nel mare il loro “Reddito di cittadinanza”. Un vero e proprio bancomat, da cui prelevare il necessario per sbarcare il lunario in un’Isola che offre poche alternative. Ed allora si spiega perché, in una città come Alghero solo otto ristoratori abbiano deciso di aderire ad un protocollo etico di filiera controllata. I tutori della moralità (moralità al contrario) farebbero bene, quindi, ad evitare interventi demagogici che possono portare solo a mortificare gli sforzi immani che si sono profusi, senza colori politici, ma sulla pelle e sulle spalle degli operatori che, con le loro rinunce e con i loro sacrifici hanno dato a tutti una lezione di maturità e di vero rispetto dell’ambiente (hanno voluto ed accettato limitazioni di ogni tipo, arrivando a proporre la comunicazione quotidiana e preventiva alle autorità riguardo il punto di prelievo così da facilitare i controlli).

Appare ancora più strano che fra i delatori appaia un “soggetto” che almeno in teoria (non ha mai operato, pur avendo la licenza regionale) dovrebbe conoscere le difficoltà di chi opera in questo settore. La mancanza di ricci di mare, lasciatecelo dire, almeno nel nord Sardegna, è una falsità. Certo vi sono alcune zone in cui l’echinoderma non si trova più, ma ciò appare evidente solo nelle batimetriche in cui l’acqua è più bassa o nelle zone in cui il famoso “Gangaro” continua indiscriminatamente ad operare. Oggi, quindi, chiedere il blocco della pesca per lasciare il campo sgombro al bracconaggio, appare come un passo indietro intollerabile. Ma comprendiamo bene come la demagogia e le varie propagande abbiano bisogno anche di questo. Noi pensiamo ai lavoratori onesti ed alle loro famiglie. La demagogia e le strategie partitiche pre-elettorali non ci interessano.

* per ImpresaPesca Coldiretti Sardegna e pescatori subacquei professionali nord Sardegna



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