ALGHERO - «Dispiace vedere che ancora venga confusa l’etica con la legalità. Perché di questo si tratta. La sagra dei ricci di Alghero va avanti nonostante gli appelli alla sensibilizzazione della campagna di QuiEtica #nessunricciosulpiatto proprio verso lo sconsiderato uso dei ricci sulle tavole dei ristoranti. Nobilitare la sagra, dandogli un nuovo nome: “Rosso di mare” (manifestazione giunta ormai alla quarta edizione,
ndr [
LEGGI]) e togliendo i ricci dalla “strada” per portarli in luoghi più eleganti come i ristoranti, non è un modo per salvaguardare i ricci, ma un maquillage di povero marketing per giustificare un proprio tornaconto».
Inizia così la lettera aperta di
Quietica, l'associazione no profit che punta sull'etica e chiede ad Alghero: «ripensaci, salva i ricci di mare». L'associazione si rivolge espressamente agli organizzatori della tradizionale manifestazione enogastronomica: «Una vetrofania sui ristoranti aderenti che comprano ricci dai pescatori autorizzati, comprano vasetti pronti illegali o comprano direttamente la materia prima e la puliscono da se? Far mettere una vetrofania vi sembra un giusto modo per combattere un mercato illegale sommerso che sta depredando i mari? (Molti ristoranti e pizzerie “non autorizzate” propongono menù a base di ricci provenienti anche da pesca illegale sotto gli occhi di tutti)», è la denuncia di
Quietica.
«Proprio Alghero, la patria della tradizione del riccio di mare, dovrebbe pensare alla tutele di questo perché, tra poco, potrà fare solo la sagra delle rocce e nessun “Rosso di mare”, ne del corallo (che ha già subito in passato il suo calvario), ne dei ricci che, con queste sagre irresponsabili, state condannando all’estinzione. Se volete fare qualcosa di concreto ora, sconsigliate l’utilizzo dei ricci nei ristoranti, è lì che si gioca la partita più importante e aderite anche voi alla moratoria sulla pesca dei ricci promossa dal Comune di Sant’Antioco» chiude l'appello.