Mariangela Pala
27 settembre 2016
Turris Libisonis e Pompei legati dal Dna
L’esame dei campioni prelevati dalla Necropoli meridionale di San Gavino rivelano uno stretto legame tra l’antica colonia di Turris Libisonis e la città di Pompei
PORTO TORRES - L’esame dei campioni prelevati dalla Necropoli meridionale di San Gavino rivelano uno stretto legame tra l’antica colonia di Turris Libisonis e la città di Pompei. A dimostrarlo sono i brevi frammenti di Dna mitocondriale, trasmesse per via materna estratti dai vari frammenti ossei di neonati, individui di età inferiore ad 1 anno, rinvenuti nel sito funerario e che permettono di individuare i caratteri genetici degli abitanti della città di Turris nella fase di maggiore interazione e collegamento (III secolo d.C.)con la capitale dell'impero e le altre popolazioni del bacino del mediterraneo.
I risultati sono stati resi noti al Museo del Porto durante la conferenza di presentazione sui lavori di ricerca del Dna svolti nei principali siti funerari: Vicolo Brin, via Libio, Ponte Romano e San Gavino. Un’attività di ricerca che ha visto e vede tuttora impegnato il personale della Sede operativa di Porto Torres della Soprintendenza, diretto da Gabriella Gasperetti, e il Centro di restauro di Li Punti che ha svolto gli studi in collaborazione con David e Nikki, ricercatori molecolari dell’Università di Toronto. La ricerca rivela un primo interessante risultato ottenuto, quello di avere stabilito l’ipotesi su quella che potrebbe essere stata la popolazione di Turris Libisonis esattamente 2000 anni fa.
«Cominciando dall’anno 0 al 200 d.C. osserviamo che la popolazione di Porto Torres ha subito un rapido incremento - ha detto David Kelvin - raggiungendo i 6 mila abitanti, un numero rimasto costante nel periodo dal 200 al 500 d. c.». E’ la fase di massima espansione della colonia romana, quando si sono intensificati i traffici commerciali nello stretto tra la Corsica e la Sardegna. Il rapido incremento della popolazione è indicato dalla migrazione di popoli che vengono da Roma e da altre aree, testimoniata dalla a forte migrazione nel momento in cui Turris Libisonis è diventata una colonia romana, inoltre un notevole incremento dei commerci ha sicuramente portato infezioni e malattie causa di un certo tipo di mortalità come quella infantile.
Nel periodo successivo dal 500 d.C la popolazione si è notevolmente ridotta (circa 1000 abitanti) ed è rimasta costante sino all’800 per poi subire un incrmento continuo fino ai giorni nostri. I ricercatori canadesi hanno stabilito i protocolli d'intervento e istruito il personale tecnico scientifico interno e le collaboratrici archeologhe, Alessandra Loriga e Alessandra Cabras, che stanno proseguendo la formazione specialistica in Canada. Il tecnico della sede operativa locale, Gavino Canu, responsabile dello scavo della Necropoli di via Libio ha spiegato l’importanza del sito dove sono state scavate 8 tombe a cassone interne agli arcosoli e 4 tombe ricavate dal pavimento di cui una completamente sigillata che può rivelare importanti dati.
Un indagine archeologica conclusa il 31 luglio scorso, seppure il reale proseguo di questo intervento avverrà con l'analisi dei dati raccolti, che sarà effettuata nei laboratori dell'Università di Toronto. Le analisi del Dna potranno ricostruire le radici della nostra attuale società, fornendo dati relativi ai caratteri genetici degli abitanti della città romana ed evidenziando le interazioni ed i collegamenti con la capitale dell'impero e le altre popolazioni del bacino del mediterraneo. Lo svolgimento della ricerca mira ad evidenziare le patologie sviluppatesi in antico, conoscere le abitudini alimentari della popolazione e stabilire eventuali rapporti di parentela tra gli individui. Ai lavori di scavo hanno partecipato oltre al Franco Satta, il tecnico del Ministerro dei Beni culturali della sede operativa turritana e il personale di Porto Torres Giantonello Sanna (grafica) Luciano Serio (documentazione fotografica) e Salvatore Borra (logistica).
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