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Mariangela Pala 14 maggio 2016
Ossa nell’urna della Basilica: gli esiti della scienza
Saranno gli studiosi dell’università di Sassari, dipartimento di scienze biomediche e i rappresentanti della dell’ufficio dei Beni culturali della diocesi a rendere noti al pubblico i risultati dello studio preliminare dei resti umani ritrovati di recente nell’urna ritrovata nella Basilica di San Gavino
Ossa nell’urna della Basilica: gli esiti della scienza

PORTO TORRES - Saranno gli studiosi dell’università di Sassari, dipartimento di scienze biomediche e i rappresentanti della dell’ufficio dei Beni culturali della diocesi a rendere noti al pubblico i risultati dello studio preliminare dei resti umani ritrovati di recente nell’urna ritrovata nella Basilica di San Gavino, collocata in cima ad un pilastro portante della navata laterale destra del monumento romanico. La conferenza prevista per lunedì 16 maggio alle 17 vedrà l’intervento, in seguito alla presentazione di don Mario Tanca, di Andrea Montella, direttore del Dipartimento di scienze biomediche, monsignor Giancarlo Zichi, responsabile arcidiocesi di Sassari, Pasquale Bandiera e Eugenia Tognotti rispettivamente responsabile e coordinatrice scientifica del Centro studi antropologici dei popoli della Sardegna e del Mediterraneo.

A conclusione degli esiti della ricerca, un team di ricercatori dell’università di Sassari, grazie anche al contributo del dipartimento di scienze biologiche dell’Università di Napoli è giunto ai primi risultati importanti sul mistero dei resti scheletrici riferiti al periodo tra la seconda metà del XIII e la prima metà del XV secolo. I resti rinvenuti consistono in uno scheletro incompleto, attribuibile ad un individuo di sesso maschile, un giovane adulto di statura elevata per l’epoca e decisamente superiore all’altezza media dei sardi in quel periodo.

I dati sono stati letti, da una parte alla luce della tradizione storiografica; dall'altra delle conoscenze storiche sulle patologie dominanti al tempo in Sardegna, prima fra tutte la malaria, nel loro impatto sulla conformazione fisica dei sardi. Dato il periodo storico in cui dominava la lebbra, diffusa nella sardegna settentrionale del XII-XIII secolo, ne sono state ricercate le tracce ne sono state ricercate le tracce nei resi disponibili, i cui esiti verranno comunicati in occasione della conferenza pubblica.



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