A.B.
2 dicembre 2015
Scarichi non autorizzati: 17 illeciti ambientali a Porto Istana
L´operazione del Nucleo di Vigilanza ambientale del Comando di Polizia Locale di Olbia ha permesso di accertare come diciassette proprietà immobiliari utilizzassero sistemi di scarico delle acque reflue domestiche privi di autorizzazione

OLBIA - Si sono concluse a Porto Istana le indagini svolte dal Nucleo di Vigilanza ambientale del Comando di Polizia Locale di Olbia, iniziate a settembre, subito dopo aver ricevuto un esposto che segnalava l’inquinamento della spiaggia e del mare causato dallo sversamento di reflui domestici, sversamento imputabile (verosimilmente) alla responsabilità di alcuni proprietari di immobili residenziali, che si affacciano sulla baia. Nel corso del sopralluogo, gli agenti hanno rilevato la formazione di un'estesa area allagata su una delle calette che compongono la costa di Porto Istana.
E' quindi apparso subito evidente che si trattava dello sversamento di acque reflue domestiche. Nell'occasione, si è anche accertato che lo sversamento confluiva, in parte, in mare. Il prelievo e l’analisi del campioni dell’acqua ristagnante sulla spiaggia e nello specchio acqueo, ha rivelato immediatamente la presenza di un inquinamento “importante” sull’area segnalata. I campioni di acqua prelevata sia dalla pozza formatasi sulla spiaggia di Punzutu, che nell’area di balneazione davanti alla spiaggia, hanno infatti evidenziato un valore particolarmente alto di batteri fecali: Escherichiacoli 35mila circa (rilevati sul corpo d’acqua superficiale, ovvero nell’acqua ristagnante sulla spiaggia); Esterichiacoli 200 circa ( rilevati nell’area di balneazione, 2/3metri dalla battigia).
L’attività successiva è stata particolarmente articolata ed impegnativa. Infatti, sono stati mappati tutti gli scarichi degli immobili residenziali presenti su una vasta area in località Punzutu e sono stati fatti sopralluoghi in tutte le proprietà per verificare il sistema degli scarichi delle acque reflue domestiche che servono le singole abitazioni. Alla fine, è stato accertato che diciassette proprietà immobiliari utilizzavano sistemi di scarico delle acque reflue domestiche privi di autorizzazione. L’impianto di trattamento più diffusamente utilizzato (è stato accertato) era costituito da fosse imhoff con subirrigazione. Sono stati indi contestati diciassette illeciti: ciascun trasgressore dovrà pagare una sanzione variabile tra i 6mila ed i 60mila euro per violazione delle prescrizioni contenute nel Testo Unico Ambientale.
La normativa impone a chi scarica acque reflue domestiche (e che non possono allacciarsi alla fognatura pubblica) di dotarsi delle necessarie autorizzazioni, che vengono rilasciate dal Settore Ambiente della Provincia di competenza. La richiesta di autorizzazione allo scarico, deve essere rinnovata ogni quattro anni; l’istanza deve essere corredata da disegni, relazioni tecniche-illustrative, planimetria dell’impianto di depurazione con tracciato della rete, scheda tecnica dello stesso impianto e, inoltre, dalla relazione di un geologo, che deve valutare la natura del terreno dove si intendono scaricare i liquami. Le fosse Imhoff e le fosse biologiche devono essere svuotate almeno una volta l’anno. Nelle fosse Imhoff, il liquame che, dopo essere stato lavato e digerito da particolari micro-batteri, esce dalla fossa e si immette nel terreno, deve rispettare determinati parametri contenuti in tabelle igienico-sanitarie. Per ottenere l'autorizzazione allo scarico, il proprietario deve dimostrare che il liquido in uscita è rispondente ai parametri di legge.
Nella foto: la mappa della zona presa in esame
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