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Elias Vacca 25 ottobre 2015
Vizi privati e telematiche virtù
Se davvero la politica è una cosa sporca, fatta solo da persone sporche, ne discendono a cascata due conseguenze: la prima è che essa è la causa vera di tutti i nostri mali, la seconda, figlia della prima, è che sarebbe meglio fare senza
Vizi privati e telematiche virtù

I politici italiani sono troppi, strapagati, disonesti, voltagabbana e orrendamente corrotti. E siccome la politica la fanno i politici, tanto quanto il gelato lo fanno i gelatai, la politica fa schifo. Non tutti gli italiani sanno cosa sia davvero o cosa dovrebbe essere la politica, cionondimeno affermano con sicumera che è una cosa sporca. Un po' come il Kamasutra, pochi lo hanno letto, ancor di meno lo hanno praticato, ma per moltissimi è un libraccio pieno di stravaganti sconcezze, degne al più di barzellette da bar dello sport. Se davvero la politica è una cosa sporca, fatta solo da persone sporche, ne discendono a cascata due conseguenze: la prima è che essa è la causa vera di tutti i nostri mali, la seconda, figlia della prima, è che sarebbe meglio fare senza.

Non so se sia chiaro a tutti dove ci porterebbe la seconda, provo ad indovinare... alla prevalenza di tutti i poteri non ufficialmente politici: la Chiesa, gli uomini in divisa e soprattutto i grandi centri del potere economico. Qualcuno però è ancora convinto che se ci rimetterà la pensione o l'assistenza sanitaria ciò dipenderà davvero dalla politica, intesa come quella rappresentazione da avanspettacolo che di essa offrono i talk televisivi o le campagne elettorali. Si taglia sulla sanità è colpa di Berlusconi, aumentano le tasse è colpa di Renzi. Vuole la vulgata che dal parlamento al consiglio comunale di Monteleone Rocca Doria ce la mettano tutta per approvare norme che aggravano i nostri guai e non fanno nulla per risolverli e sono per giunta strapagati, migliaia di euro al mese, vale solo per parlamentari e consiglieri regionali, o troppo impegnati a pensare ai traffici loro, vale anche per i consiglieri di tutti i Monteleone dello stivale.
Bene, vorrei spezzare una lancia in favore dei predetti strapagati e vituperati individui.

I privilegiati del parlamento e dei consigli regionali guadagnano obiettivamente troppo in relazione a ciò che producono, anche perchè in fondo non producono nulla di originale per le ragioni di cui si dirà. Ma guadagnano nel contempo una miseria per il loro vero mestiere: il capro espiatorio. Ai consiglieri comunali invece bisognerebbe erigere un monumento o internarli, a seconda che vogliamo reputarli eroi civili o conclamati dementi, perchè contano davvero poco, decidono ancora meno e stanno lì a prendersi, in conto terzi, le contumelie dell'italico popolo degli onesti. Per la verità non fanno, gli uni e gli altri, un mestiere molto originale. Dovrebbero pagare i diritti d'autore a Daniel Pennac, per avere inventato con il personaggio di Benjamin Malaussène il capro espiatorio professionale. Come quest'ultimo stanno lì sulla prima linea webmediatica a prendersi le torte in faccia dei più, compresi quegli impiegati che a Sanremo timbravano il cartellino senza andare lavorare, erano troppo impegnati a postare frasi fatte contro i politici “che sono tutti disonesti e tutti uguali” ed i supermanager dagli stipendi annuali a sei zeri che tuonano, dalle colonne di testate in mano alle loro aziende, contro l'immobilismo della politica che non fa le riforme, a partire da quelle che piacciono a loro, of course.

Infatti, per tornare alla poco originale produzione normativa, varrà la pena ricordare che da anni ormai le assemblee elettive, dal parlamento al consiglio comunale producono in termini normativi poco o nulla malgrado la buona volontà di chi magari proverebbe anche a rendersi utile. Compressi tra i vincoli di derivazione comunitaria, il profluvio di decreti legge, ratifiche di delibere delle giunte, disegni di legge di provenienza governativa ed il potere, quello vero, degli alti funzionari e dirigenti delle amministrazioni decentrate, restano pochi margini di manovra. Eppure pochi si soffermano a ragionare, ad esempio, sul fatto che i trasporti da e per la Sardegna devono essere organizzati, a pena di procedure d'infrazione, tenendo conto del principio di concorrenza, cioè secondo le leggi del mercato, anziché secondo gli interessi dei viaggiatori e neppure sul fatto che se la viabilità o l'edilizia di una città è un casino occorrerebbe chiedere spiegazioni prima ed oltre che al sindaco ad un dirigente, non politico in quanto non eletto da nessuno, che guadagna il doppio del sindaco e ne ha la diretta responsabilità, che esercita quotidianamente con propri atti.

I politici da qualche anno in qua sono anche troppi. Per un paese di sessanta milioni di persone diviso amministrativamente in venti regioni e notoriamente poco coeso, come dimostra l'esistenza di una aberrazione come la Lega Nord, paiono eccessivi mille, e pensare che Garibaldi ne schierò altrettanti, ma erano altri tempi. Per amministrare una città di 45.000 abitanti per esempio ci vogliono 31 persone, decisamente troppe. Per un condominio di 30 persone ce ne vanno mediamente 11, compreso l'amministratore, e concludono mediamente per ora di assemblea meno di quanto faccia un consiglio comunale. E poi, come ci ricordano dai loro profili telematici gli impiegati sanremesi e non pochi tra evasori fiscali, falsi invalidi, imboscati di enti inutili e autori di abusi edilizi, sono intollerabilmente disonesti, il che è davvero incomprensibile in un paese dove tutti emettono scontrini e fatture, pagano i contributi ai lavoratori e nessuno si sognerebbe di dichiarare il falso per avere un vantaggio. Il peggio è che sono corrotti e se no corruttibili o corruttori. Come abbiamo appreso grazie alle Iene e non credo serva ricordare di cosa si nutrono le ridenti creature, alcuni noti politici hanno tentato di indurre i vigili a non far loro una multa, per giunta intralciando il traffico, mentre avrebbero potuto lasciarlo fare e poi assillare un consigliere comunale a caso per farsela togliere. Sono dunque anche stupidi. Disonesti e stupidi. Bisogna spiegar loro proprio tutto.



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