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A.B. 24 ottobre 2015
Calendario venatorio: ricorso ecologista al Tar
E´ in corso di notifica e deposito il ricorso al Tar Sardegna contro il calendario venatorio sardo 2015-2016
Calendario venatorio: ricorso ecologista al Tar

CAGLIARI - E’ in corso di notifica e deposito, grazie al prezioso patrocinio dell’avvocato Carlo Augusto Melis Costa, il ricorso al Tar Sardegna delle associazioni ecologiste Lega per l’Abolizione della Caccia, Wwf e Gruppo d’Intervento Giuridico onlus contro il calendario venatorio regionale sardo 2015-2016 deciso dalla Regione Autonoma della Sardegna, “in quanto formulato in assenza di vincolante procedura di valutazione di incidenza ambientale, necessaria per tutte le attività o progetti che possano modificare le caratteristiche ecologiche e naturalistiche delle aree appartenenti alla “Rete Natura 2000””, viene spiegato. Il ricorso ecologista chiede l’annullamento del calendario venatorio, previa sospensione cautelare. Secondo i dati ufficiali del Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare, i siti di importanza comunitaria esistenti nel territorio della Sardegna ed individuati con un percorso procedurale che ha coinvolto a pieno titolo la Regione, lo Stato e l’Unione Europea sono 87, per una superficie complessiva pari a 269333ettari (17,7percento del territorio isolano), mentre le zone di protezione speciale sono 31, per una superficie complessiva pari a 147644ettari (6,13percento del territorio). Inoltre, sono sei le aree coincidenti fra Sic e Zps, per una superficie complessiva pari a 97094ettari (4,03percento del territorio regionale). In totale, le 124 aree naturali protette terrestri facenti parte della Rete Natura 2000 (Sic, Zps, Sic e Zps coincidenti) riguardano 452366ettari del territorio isolano (18,77percento della Sardegna), in gran parte aperto all’attività venatoria.

Eppure, stanto a quanto rivelato dal Grig, nonostante reiterate richieste e segnalazioni ecologiste e da parte dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, tuttora non risulterebbe effettuata alcuna procedura di valutazione di incidenza ambientale sull’attività venatoria (né in sede di pianificazione venatoria, tuttora inesistente, né in sede di calendari venatori) nelle aree classificate quali Sic e/o Zps, come richiesto dalla normativa comunitaria e nazionale, nonché per interpretazione giurisprudenziale. Gli accertamenti da parte della Commissione Europea per le ipotesi di violazioni del diritto comunitario. Non si tratta dell’unico contenzioso aperto riguardo la caccia in Sardegna in assenza di procedure di valutazione di incidenza ambientale. Anzi, il 17 agosto, le associazioni ecologiste Amici della Terra, Lega per l’Abolizione della Caccia e Grig hanno inoltrato un ricorso in sede comunitaria contro il calendario venatorio regionale sardo 2015-2016. Nel contempo, è stata chiesta l’adozione di provvedimenti di revoca/annullamento del calendario venatorio illegittimo ed è stato portato a conoscenza della Procura della Repubblica nel Tribunale di Cagliari per gli eventuali aspetti di competenza. Le Istituzioni comunitarie hanno già avviato gli opportuni accertamenti.

Lo scorso anno, la Commissione Europea Ambiente aveva reso noto di aver aperto la procedura di indagine “diretta ad accertare se esista in Italia unaprassi di sistematica violazione dell'articolo6 della direttiva Habitat” a causa di svariate attività e progetti realizzati in assenza di adeguata procedura di valutazione di incidenza ambientale in aree rientranti in Sic e Zps componenti la Rete Natura 2000. Fra i casi oggetto d’indagine, ci sono i calendari venatori regionali sardi 2012/13 e 2013/14, in assenza di procedura di Vinca, pur prevedendo la caccia anche entro Sic e Zps, e così anche il calendario venatorio regionale sardo 2014/15. Recentemente, la Commissione Europea Ambiente ha chiesto alla Presidenza del Consiglio dei Ministri (Dipartimento per le Politiche Europee–Struttura di Missione per le Procedure di Infrazione) nuove informazioni complementari, segnalando ulteriori contestazioni ed indicazioni di attuazione. Il rischio è sempre più l’apertura di una procedura giudiziaria per violazione della normativa comunitaria sulla salvaguardia degli habitat naturali e semi-naturali, la fauna, la flora e, in conseguenza di eventuale sentenza di condanna da parte della Corte di Giustizia europea, di una pesante sanzione pecuniaria a carico dell’Italia (e per essa alle amministrazioni pubbliche che hanno causato le violazioni), grazie soprattutto ad omissioni o pressapochismo in materia di tutela ambientale, nonostante le tante istanze ecologiste. Come si è visto, stando a quanto riferito dalle associazioni ecologiste, la procedura di infrazione prosegue e si sarebbe arricchita di ulteriori violazioni.



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