A.B.
24 ottobre 2015
Architettura e politica in città «Molto più Cagliari di Barcellona»
«Innovare rispettando la tradizione. Leoni rappresenta il prototipo di un cagliaritano doc», ha dichiarato il deputato dei Riformatori sardi Pierpaolo Vargiu, sintetizzando l’intervento dell’architetto cagliaritano Fabrizio Leoni
CAGLIARI - Cagliari più di Barcellona. Da ogni punto di vista. I risultati del workshop della lista “Cambiavento”, che aderisce alla coalizione “#CA_mbia Cagliari 2016”, non lasciano spazio a dubbi. Ne è sicuro il deputato dei Riformatori sardi Pierpaolo Vargiu, che ieri (venerdì), al termine della serata di studio al Ghetto degli Ebrei, ha sintetizzato così l’intervento dell’architetto cagliaritano Fabrizio Leoni, oggi professore al Politecnico di Milano: «Innovare rispettando la tradizione. Leoni rappresenta il prototipo di un cagliaritano doc». La sala conferenze a stento è riuscita a contenere i tanti studenti arrivati dal capoluogo lombardo al seguito del docente ed i cagliaritani venuti ad ascoltare il loro conterraneo, che ha illustrato come l’architettura può declinare il concetto di turismo. Nella sala erano presenti anche altri esponenti della coalizione, tra loro anche Giandomenico Sabiu, candidato alle primarie di #CA_mbia. «Un grande evento assolutamente da replicare», ha detto Francesco Accardo, portavoce di Cambiavento.
«Leoni, come tanti cagliaritani, ha messo a fruttare i suoi talenti in un’altra città: vive a Barcellona e lavora al Politecnico, ma torna con piacere nella sua Cagliari», ha proseguito Vargiu, dicendo che «questo workshop rappresenta la stella polare di quello che dovremmo fare nella nostra città», e cioè coinvolgere nel dibattito sul futuro del capoluogo anche i “cervelli” sardi che lavorano nel resto d’Italia ed all’estero. Subito dopo, ha preso il microfono un’altra esponente di Cambiavento, l’ingegnere Maria Grazia Locci, per parlare dell’origine di Cagliari, «città bella, sviluppata nel secolo scorso. Una città preziosa ma anche una città anziana, e oggi una città turistica». Un breve excursus propedeutico alla relazione di Leoni. Accompagnato dalla proiezione delle slide, il docente di architettura ha definito Cagliari come «un negozio di caramelle per un bambino. Un laboratorio incredibile di potenzialità». Per capire completamente questo concetto, si dovrebbe cambiare prospettiva ed invece di parlare di turismo, si dovrebbe utilizzare la parola inglese “hospitality”, «che è vero che a noi italiani richiama un qualcosa di negativo, l’ospedale, ma in realtà ha un orizzonte più ampio rispetto a quello di turismo».
Cosa sia questo orizzonte è presto detto. «Il cibo è un attrazione, deve essere teatralizzato, dovrebbe diventare advanced food experience». E per spiegare cosa intende, Leoni ha fatto l’esempio di Barcellona, dove la “Boqueria”, il mercato storico San Giuseppe, nelle ramblas, è diventato un icona del capoluogo catalano, dove i turisti vanno non solo a comprare il cibo, ma anche a guardarlo, ad odorarlo, a vedere come viene sistemato. Un orizzonte più ampio può essere anche lo sport. E spiega che nel mondo ci sono città dove la gente va apposta per allenarsi e «le squadre a fare i ritiri, dove ci sono advanced centers per i pro athlets», centri all’avanguardia per atleti professionisti accanto a strutture aperte agli amatori. Leoni ha parlato anche di «eco resort, dove l’ospitalità è legata a paesaggi fragili, dove bisogna agire con delicatezza». Al contrario di quanto si è fatto in Sardegna, come ha sottolineato lo stesso docente, alternando l’esposizione in italiano, per gli ospiti sardi, ed in inglese per i suoi studenti del Politecnico, che però arrivano da tutte le parti del mondo. Esempi concreti mostrati dall’architetto sono le strutture create in in Navarra (Spagna) o in Tanzania.
Turismo fa ovviamente rima con albergo. Ma anche qui bisogna iniziare a differenziare l’offerta ed il paesaggio. In una città possono convivere hotel storici e luxury hotel dove i visitatori soggiornano per fruire anche di art gallery e cultural enclave. E anche qui, esempi attinti ai quattro angoli del mondo, dove strutture moderne si inseriscono in contesti architettonici classici, barocchi, in ogni caso storici. Leoni, con i suoi studenti del Politecnico, ha fatto un tour in tre luoghi che potrebbero essere rivalutati in senso turistico e urbanistico: Calamosca (con le sue caserme), Medau Su Cramu (nel Parco di Molentargius) e Castello. È qui che si sono scontrati con una brutta immagine di Cagliari: l’ascensore di Viale Regina Elena guasto. «Se è fermo da più di due giorni la popolazione dovrebbe essere sotto il comune a protestare. Invece non succede e questo è sintomo di un livello di interesse scarso». Su Castello si è soffermato mostrando contesti simili, come Toledo, in Spagna, dove si sono realizzati sistemi di risalita con le scale mobili. Il pubblico è stato catturato dalla relazione di Leoni ed alla fine ha posto delle domande concrete sul futuro della città: sull’ex ospedale Marino e sulle grandi strutture dismesse, come l’ex Manifattura tabacchi o il carcere di Buoncammino. Il docente del Politecnico si è schermito sull’ex Marino, dicendo che non voleva apparire come «il classico sardo che dall’esterno torna in città con la soluzione in tasca. Anche perché in città ci sono almeno dieci realtà che hanno idee concrete e realizzabili su cosa fare dell’ex Ospedale», ma è assodato che la struttura di Badas, sorta sulla spiaggia del Poetto, sia un colpo al cuore dei cagliaritani. Anche di quelli che si sono affermati in altre città italiane ed europee.
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