S.A.
14 ottobre 2015
Peste suina nei cinghiali: regole ai cacciatori
Il provvedimento pone il divieto assoluto, in tutto il territorio regionale, di abbandonare nelle campagne parti di carcasse o viscere dei cinghiali abbattuti durante la caccia o di cacciare il cinghiale in forma vagante
CAGLIARI - Nuovo passo avanti nel progetto di eradicazione della Peste suina africana in Sardegna con la definizione di un provvedimento che regola la caccia al cinghiale. Il responsabile dell’Unità di progetto per l’eradicazione della Psa e direttore generale della presidenza della Regione, Alessandro De Martini, ha illustrato alle associazioni venatorie sarde, riunite al primo piano della Torre di viale Trento, il quarto provvedimento attuativo del Programma straordinario di eradicazione della Psa 2015-2017, riguardante le popolazioni di cinghiali selvatici e allevati. Al faccia a faccia ha partecipato una delegazione di tecnici del Corpo forestale e degli assessorati dell’Ambiente e della Sanità, oltre ai presidenti regionali di Federcaccia, Franco Sciarra, dell’Unione cacciatori di Sardegna, Bonifacio Cuccu, e di Caccia, pesca e ambiente, Marco Efisio Pisanu.
L’articolo 1 del provvedimento definisce le misure sanitarie di contrasto alla Psa nei cinghiali puntando sulla sorveglianza epidemiologica della specie e sulla regolamentazione della caccia nelle aree di vincolo dovute ai focolai di Psa. L’articolo 2 interviene invece nel mappare e regolamentare l’anagrafe dei cacciatori, la banca dati delle Aziende agrituristico-venatorie, le zone di concessione per l’esercizio della caccia autogestita e gli allevamenti dei cinghiali. Entro il 1 marzo di ogni anno infatti, l’assessorato della Difesa dell’Ambiente dovrà comunicare al responsabile dell’Unità di progetto (Udp) l’elenco delle zone in concessione per l’esercizio della caccia autogestita e dei rispettivi presidenti, l’elenco degli allevamenti di cinghiali a scopo di studio o ripopolamento e dei rispettivi titolari, l’anagrafe dei cacciatori sardi aggiornata alla stagione venatoria precedente e i dati dei carnieri, riferiti ai cinghiali, su base provinciale e suddivisi per decadi. Sempre entro il 1 marzo di ogni anno, l’assessorato dell’Agricoltura e Riforma agropastorale dovrà invece comunicare l’elenco di tutte le Aziende agri-turistico-venatorie e dei rispettivi titolari, specificando quelle che allevano e/o immettono cinghiali.
Il provvedimento pone il divieto assoluto, in tutto il territorio regionale, di abbandonare nelle campagne parti di carcasse o viscere dei cinghiali abbattuti durante la caccia o di cacciare il cinghiale in forma vagante. L’unica forma di caccia consentita è infatti quella effettuata da una compagnia di caccia. Sempre entro il 1 marzo, tali compagnie devono comunicare ai servizi veterinari della Asl territoriale competente, alla stazione Forestale e di Vigilanza ambientale, che ne istruiscono apposito elenco, il nominativo del referente responsabile della compagnia di caccia al cinghiale e l’indirizzo, con coordinate GPS e località, del luogo dove vengono raccolti i cinghiali abbattuti per essere eviscerati e sezionati.
«Nelle prossime settimane partiremo prima con il censimento delle compagnie di caccia e poi con la formazione dei cacciatori, da portare avanti con la collaborazione delle associazioni venatorie». Lo ha detto a margine dell’incontro il responsabile dell’Unità di progetto De Martini che ha aggiunto: «Tenere d’occhio lo stato di salute dei cinghiali rispetto alla Psa, attraverso la raccolta di campioni e tessuti negli animali abbattuti o trovati morti nelle campagne, è un passaggio fondamentale per rafforzare i nostri interventi nell’eradicazione della Peste suina africana. Il provvedimento chiuso oggi – ha concluso il direttore generale della Presidenza – è stato integrato e arricchito con i suggerimenti e le idee delle associazioni venatorie, che sono certo continueranno a collaborare in questo progetto in cui la Giunta e il Consiglio regionale tanto hanno investito».
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