Mariangela Pala
29 settembre 2015
Porto Torres: occupazione abusiva Il Risveglio, proposte di Asce rom
L’associazione Asce ha avanzato all’amministrazione comunale diverse proposte da attuare nell’immediato e a lungo termine, per risolvere la situazione dell´occupazione abusiva dele famiglie rom di Porto Torres
PORTO TORRES - In attesa che l’amministrazione trovi una soluzione alternativa, l’immobile comunale di via Funtana Cherchi affidato all’associazione Il Risveglio si trova ancora occupato da una coppia rom con cinque minori. La famiglia, qualche giorno fa, aveva occupato abusivamente la sede dell’associazione impegnata a tutelare il benessere dei portatori di handicap, attraverso iniziative finalizzate alla gestione autonoma delle attività giornaliere. «I ragazzi sono rimasti sconvolti quando hanno scoperto che la sede era stata occupata dai rom, - ha dichiarato il Presidente dell’associazione Domenico Deroma - perché ora si trovano nella condizione di non poter continuare le loro attività».
L’impossibilità di rientrare nel campo sosta di Ponti Pizzinnu e l’ordinanza di sgombero della colonia di Marritza, ha costretto la famiglia rom a cercare un’occupazione alternativa a Porto Torres, insediandosi in maniera repentina nella sede de Il Risveglio. L’associazione Asce rom che affianca e supporta persone a diverso titolo a rischio di emarginazione sociale, sta seguendo con estrema attenzione e preoccupazione le vicende della famiglia di Bruno Adelkovic e Marijna Jovanovic.
«La famiglia è reduce da un pauroso incidente, in cui hanno perso il proprio automezzo e tutte le suppellettili che stavano trasportando copia della documentazione medica aggiornata, – ha detto la vice presidente Asce, Irene Baule - in particolare quella della madre Marijna che, in questo momento porta collare e busto ed ha una gamba fasciata, è in nostro possesso e può essere verificata in ogni momento». Costretti a trasferirsi dallo stabile privato abusivamente occupato a Marritza, erano entrati mercoledì notte presso l’immobile comunale a Porto Torres, proprio di fronte alla Polizia. «Preoccupati delle conseguenze, - ha aggiunto la rappresentante Asce - si rivolgevano a noi che, conoscendo da anni i membri dell’Associazione, chiedevamo con successo di pazientare qualche giorno finché avessimo trovato un nuovo alloggio con la collaborazione dei Servizi Sociali».
Venerdì mattina il distacco del contatore e la sospensione della fornitura dell’energia elettrica, «atto a nostro parere quanto meno inappropriato - afferma Irene Baule - data la presenza nel nucleo familiare di minori, disabili, e in questo momento di più persone in cattive condizioni di salute. A questo si aggiungano le minacce e dulcis in fundo la proposta (quanto meno dispendiosa) di “comprargli un camper”». Secondo la vicepresidente Asce, una roulotte usata ma in buone condizioni, adeguato ad una famiglia di sette persone, costerebbe come due anni di affitto in un alloggio privato.
Pertanto l’associazione Asce ha ritenuto opportuno suggerire all’amministrazione comunale di Porto Torres diverse proposte da attuare nell’immediato e a lungo termine, rispettose dei diritti umani, in primis dei minori che devono iniziare l’anno scolastico. Nell’immediato l’associazione Asce prospetta la possibilità di concessione da parte del Comune di questo o di un altro alloggio di proprietà comunale con regolare contratto, che consenta tra l’altro alla famiglia il trasferimento di residenza e l’allaccio delle forniture di acqua e di energia elettrica; in alternativa la stipula di un contratto transitorio di due o tre mesi in alloggio privato, anche individuato con l’aiuto di Asce, se gli uffici non riuscissero in tal senso, pagato dai Servizi sociali con la motivazione di Emergenza umanitaria, in attesa di soluzioni a lungo termine.
Sulle possibili risoluzioni a lungo termine «ci permettiamo di riproporre quelle accennate durante l’incontro del 2 settembre: accurata ricognizione del patrimonio immobiliare comunale, per il reperimento ed il restauro con fondi Cee di stabili non ambiti da altre famiglie in difficoltà (ad esempio fuori dal centro abitato) ma graditi a queste famiglie rom, provenienti da un contesto stanziale di villaggi agricoli». Inoltre l’associazione contro l’emarginazione indica il reperimento e restauro di stabili regionali trasferiti a costo zero al Comune con procedura di Federalismo demaniale o dalle Ferrovie in comodato con il progetto “Adotta una Stazione”, sempre in comodato possono essere richieste le ex case cantoniere. In questo modo l’Asce rom non esclude che la famiglia di Bruno Adelkovic e Marijna Jovanovic, con il tempo e con un aiuto mirato in tal senso possa superare l’attuale stato di grave necessità conseguendo l’indipendenza economica e sociale indispensabile per garantire loro una vita dignitosa.
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