A.B.
19 settembre 2015
Pescaturismo ed ittiturismo: intesa a sei sulle reti tematiche
Dopo l´Euducational tour che ha portato i rappresentanti dei Gruppi di Azione Costiera provenienti da Spagna, Inghilterra e Friuli Venezia Giulia a visitare i tesori ambientali e imprenditoriali di Villasimius, Muravera, Tortolì e Baunei, ad Arbatax c´è stata la firma di cinque protocolli d´intesa che si aggiungono a quello del Gac Sardegna Orientale
ARBATAX - Le reti tematiche di pescaturismo ed ittiturismo diventano realtà. Mercoledì 16 settembre 2015 è una data che resterà impressa in coloro che curano le sorti dei pescatori europei: ad Arbatax, il “Gruppo Azione Costiera Sardegna Orientale”, in un colpo solo, è riuscito a raccogliere cinque protocolli di intesa firmati. L’azione “4.1.1” portata avanti caparbiamente da Gianna Saba dell’“Associazione Nazionale Pescatour” (uno dei cinquantaquattro partner dell’organizzazione) e inserita nel Psl “Sardegna verso il 2020”, inizia a raccogliere i frutti dell’intenso lavoro svolto nei mesi scorsi. La sigla dei protocolli d’intesa rappresenta un importante tassello del mosaico di attività, cui è composta la misura 4.1.1. Artefici dell’importante evento sono stati i protagonisti dell’educational tour organizzato tra Sarrabus ed Ogliastra e che ha coinvolto il Gac spagnolo Ria de Pontevedra, il Flag Cornovaglia, Isole Scilly ed il Gac Friuli Venezia Giulia. Per cause di forza maggiore, hanno disertato l’invito i rappresentanti del Gac Corsica e quelli del Gac Lazio Nord, ma la loro firma non è mai stata messa in discussione. Ora, il neonato “G6” lavorerà nel proprio territorio per sensibilizzare i pescatori ed avvicinarli a queste nuove opportunità di lavoro che però dovranno essere intraprese perseguendo la qualità e bandendo l’improvvisazione. I promotori dell’azione 4.1.1 possono andare fieri anche dell’ottimo lavoro portato avanti in questi lustri; hanno prodotto un disciplinare che i nuovi partner nazionali dovranno far studiare ai loro operatori. Tutti quanti, europei compresi, si accorderanno per l’adozione di un logo identico e che avrà la certificazione di un ente terzo a garanzia della qualità e dei servizi erogati.
Nel corso dell’interessante workshop, si è messo in luce come non abbia senso che ci sia una disparità di trattamento tra regioni nazionali ed europee. La materia “attività connesse” da affrontare deve avere un impianto normativo ben definito. La Comunità Europea, paradossalmente, non l’ha ancora costruito. In attesa che ciò avvenga, l’imprenditore ittico ha il dovere di integrarsi nel suo territorio: pescaturismo ed ittiturismo sono attività di pesca professionale che danno reddito e favoriscono la salvaguardia delle risorse. Se poi si rivolgono al pubblico, rappresentano una risorsa turistica. Ora si attende un lavoro massiccio per la promozione di queste realtà. Il Gac So sotto questo punto di vista è ben attrezzato, perché ha in mente quali siano le buone prassi ed ha avviato anche dei corsi di formazione imperniati sulla tutela dell’ambiente e delle specie acquatiche. Dalla Spagna e dall’Inghilterra sono arrivate testimonianze arricchenti. La responsabile del Gac Ria de Pontevedra Laura Nieto ha snocciolato alcuni numeri della sua area di competenza. Nato nel 2008, è il più piccolo tra sette Gac esistenti nel suo Stato (comprende quattro comuni galiziani per un totale di 70mila abitanti). Da quelle parti, si punta molto sulle vendite al dettaglio dei prodotti ittici, approfittando anche della massiccia presenza turistica. Il pescaturismo non è ancora fortemente sviluppato, ma le idee per appropriarsi anche di questa nuova forma di economia non mancano. «Con la firma del protocollo – ha dichiarato Nieto - si accelerano le pratiche per l’adozione di una normativa in Galizia che sia simile a quella vigente in Sardegna. E soprattutto devono essere recepite dalle autorità governative competenti spagnole per farle applicare nella nostra regione. In tal modo si aprirebbero spiragli per una nuova economia, legata sia al turismo di massa, sia ad altre attrazioni come per esempio il pescaturismo. Mi piacerebbe che questa attività si sviluppasse da noi ma anche in tutta Europa».
Il Friuli Venezia Giulia è regione con costa a falesie, ma soprattutto caratterizzata da paesaggi lagunari: le potenzialità sono tante. Intanto il suo rappresentante Giovanni Dean si è impossessato dei carteggi esposti da Mirella Depau, esperta di igiene e sicurezza alimentare di Pescatour, che nel suo interessante intervento ha esposto quali sono le linee guida per l’avvio di attività di pescaturismo ed ittiturismo. «Seppur distanti geograficamente – ha detto Dean - le persone che si sono incontrate ad Arbatax hanno riscontrato dei problemi comuni che impediscono lo sviluppo di un’attività d’impresa quale quella del Pescaturismo e Ittiturismo. Dall’unione europea viene considerata come un possibile sviluppo per la conservazione di occupazione e struttura sociale in luoghi reputati ai margini, come i piccoli porti. Da noi c’è un problema di invecchiamento della popolazione lavorativa e dell’abbandono dei giovani. Nonostante questi buoni propositi, diversi fattori ne impediscono l’evoluzione. Il fatto che queste problematiche siano comuni dalla Cornovaglia alla Galizia significa che qualcosa da mettere a posto c’é. E il ritrovarsi e dire "mettiamole a posto assieme", è una grossa risorsa. In Friuli Venezia Giulia ci sono modalità di pesca ricche di mestieri, ma fatte di imbarcazioni piccole da laguna, a fondo piatto, che possono accogliere due o tre persone. Bisogna trovarne una che aggreghi gli operatori e che permetta l’elasticità di organizzarsi collaborando. Soprattutto nella laguna che è una zona affascinante, magica, ma dove le limitazioni non sono poche. Impossibile attualmente visitarla in comitiva». Della Cornovaglia, gli operatori locali già sapevano tante cose dopo il viaggio istruttivo intrapreso a giugno. Anche li, le peculiarità dell’oceano condizionano le attività legate all’itticoltura. Questa porzione di territorio che coinvolge trecento miglia di costa, accoglie piccole e grandi imbarcazioni che possono muoversi solo quando le maree glielo permettono. «Per tutelare la salute e la sicurezza – ha aggiunto l’inglese Chris Ranford - si pongono dei problemi diversi rispetto ai vostri. Però ci sono delle zone in Cornovaglia dove sarebbe più sicuro lavorare con attività assimilabili al vostro pescaturismo. Se i nostri amministratori locali venissero a vedere come funziona qui e applicassero delle leggi adeguate alle nostre zone, forse si riuscirebbe a fare qualcosa. Bisogna stare attenti nel decidere dove intraprendere questa attività».
L’azione principe della strategia del Gac SO, sviluppata dalle organizzazioni di categoria, si chiama “Rete dei produttori”. Ad esporla è stato invitato il responsabile Renato Murgia che ha illustrato a grandi linee una piattaforma sperimentale che verrà resa nota nelle prossime settimane. Lo scopo è di informare il consumatore finale sull’esattezza della provenienza di alcuni prodotti ittici cucinati in rinomati ristoranti della Penisola. Ci sarà quindi una stretta sintonia tra pescatori e ristoratori che si concretizza con un passaggio di informazioni direttamente dalle barche coinvolte con l’ausilio di applicazioni da installare su pc o smartphone. «Il modello – ha chiarito Murgia – sarà a disposizione di tutta la flotta sarda, da utilizzare nell’intero territorio sardo. Non ci saranno discriminazioni». In pratica, qualsiasi consumatore dotato di smartphone potrà conoscere provenienza, giorno e luogo di pesca di un prodotto.
L’esperto di diritto internazionale Francesco Parodo di Pescatour ha fatto una disamina sulle problematiche che potrebbero impedire una veloce divulgazione delle normative su questa due attività imprenditoriali. «Stiamo cercando di trovare dei punti in comune tra le diverse discipline dei paesi membri, in materia di pescaturismo e ittiturismo – ha ribadito Parodo - al fine di desumere delle linee guida per una disciplina europea comune. Questo significa che i paesi membri saranno vincolati ad adottare una disciplina di questo settore in maniera esaustiva e completa. Obiettivo che ad oggi non è stato conseguito, nonostante la competenza esclusiva in materia di pesca che l’Unione Europea detiene, ai sensi dell’articolo 3 dei trattati. La strada è molto lunga e molto complessa anche perché stiamo muovendo oggi i primi passi e a ben vedere i paesi membri sono ventotto e attualmente abbiamo la rappresentanza, se tutto va bene, di cinque nazioni. Abbiamo un campione, ci servono molti altri contributi, perché il nostro obiettivo è di seguire la leale collaborazione con tutti i paesi membri. Non è un obiettivo dietro l’angolo ma è potenzialmente conseguibile».
Nella foto (di Sara Melis): Fabrizio Selenu e Gianna Saba assistono alla firma dei protocolli
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