M. P.
19 settembre 2015
Unità della Guardia costiera turritana rientra da Lampedusa
Circa 1200 migranti soccorsi, 4mila miglia percorse e 300 ore di moto, sono i dati dell’attività svolta dall’unità della Guardia costiera di Porto Torres nel Canale di Sicilia per il controllo dei flussi migratori
PORTO TORRES - Circa 1200 migranti soccorsi, 4mila miglia percorse e 300 ore di moto, sono i dati dell’attività svolta dall’unità della Guardia costiera di Porto Torres a Lampedusa. Ieri alle ore 14 la motovedetta CP 291 ha fatto rientro al Comando di Porto Torres, al termine del periodo di missione nel Canale di Sicilia, dove dai primi giorni del mese di luglio è stata riassegnata alla 7a Squadriglia Guardia Costiera nell'ambito dell'operazione "Triton" per il controllo dei flussi migratori clandestini nel Mediterraneo.
A circa un miglio dall'imboccatura del porto, secondo uri rituale del codice marinaresco, per suggellare l'importanza del momento e la vicinanza dei colleghi all'equipaggio, la Mn Cp 291 è stata accolta da altre unità della Guardia Costiera turritana e da un rimorchiatore portuale, mentre le unità navali presenti in porto hanno emesso fischi di saluto. In banchina, ad accogliere i militari rientrati dalla delicata missione a favore dei migranti, il Comandante della Capitaneria di porto, Capitano di Fregata (CP) Paolo Bianca, accompagnato dal dipendente personale militare e civile.
La Mn Cp 291 è un pattugliatore d'altura di moderna concezione, lungo 25 metri, capace di un'autonomia di quasi 1.000 miglia e dotato dei più moderni e sofisticati sistemi radar di scoperta navale per l'impiego ad ampio raggio nei teatri operativi nazionali ed esteri. All'arrivo in porto, il Cite Bianca ha espresso al Comandante dell'unità 1, M.llo Luogotenente Carlo Chessa e agli altri 8 membri dell'equipaggio, parole di apprezzamento per l'intensa attività svolta nel Canale di Sicilia e per le migliaia di vite umane soccorse; il 1° M.llo Chessa, nel ringraziare per le parole di stima pronunciate del Comandante Bianca, ha dichiarato che la grande fatica di questi mesi, resa più pesante dalla lontananza delle famiglie, è stata ampiamente compensata dall'intensa attività umanitaria svolta in aiuto delle popolazioni disagiate in fuga dal continente africano.
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