S.A.
15 settembre 2015
Lingua sarda in Rai: messaggio a Siddi
In una lettera inviata a Franco Siddi, giornalista e sindacalista ora membro del Consiglio amministrativo della Rai, Is.Be. e Colcs esprimono rammarico per la discriminazione subita dalla Sardegna rispetto ad altre regioni a Statuto speciale. Il documento è stato inviato anche ai senatori Silvio Lai e Giuseppe Luigi Cucca, a Pigliaru, Ganau e Corecom
SASSARI - Dopo la manifestazione pacifica di fronte alla sede Rai di Sassari, l’Istituto Camillo Bellieni e il Coordinamento degli operatori di lingua e cultura sarda proseguono la battaglia contro l’esclusione del sardo dai programmi della tv di Stato. In una lettera inviata a Franco Siddi, giornalista e sindacalista ora membro del Consiglio di amministrazione Rai, Is.Be. e Colcs esprimono rammarico per «la discriminazione subita dalla Sardegna rispetto ad altre regioni a Statuto speciale dove sono presenti lingue come il francese, il tedesco, il friulano, il ladino e lo sloveno».
Niente spazio per il sardo, nonostante l’indagine socio-linguistica portata avanti dalla giunta Soru abbia mostrato come questa lingua sia utilizzata dall’ottanta per cento della popolazione locale. Nel documento, che è stato inviato anche ai senatori Silvio Lai e Giuseppe Luigi Cucca, al presidente della giunta regionale Francesco Pigliaru, al presidente del consiglio regionale Gianfranco Ganau e al Corecom Sardegna, i firmatari ricordano la presenza di norme “sufficientemente chiare per porre il sardo come lingua da tutelare e valorizzare”: la legge nazionale 482 del ’99 e la Carta europea delle lingue regionali e minoritarie del ’92. Quindi la legge regionale 26, promulgata nel ‘97 per salvaguardare la lingua sarda e con essa il catalano, il tabarchino, il sassarese e il gallurese quali valori identitari imprescindibili delle popolazioni presenti nell’Isola. Le due associazioni di studio, ricerca e promozione linguistico-culturale, ricordano inoltre l’inadempienza dello Stato italiano riguardo alla ratifica della Carta europea, operazione già intrapresa dal governo Monti ma rimasta incompiuta: «Anche in quella circostanza il sardo aveva subito discriminazione rispetto ad altre lingue».
«Tutti sappiamo quale sia la potenza di una lingua usata nei mezzi di comunicazione di massa», si legge nel testo. Le motivazioni della richiesta non sono certo folcloristiche, ma un presupposto di salvezza per il rilancio dell’economia e del lavoro. Secondo i rappresentanti di Bellieni e Colcs, estendere l’uso televisivo, anche in forme e modalità da studiare e da sperimentare per lingue come il sardo e il catalano servirebbe a dare alla Sardegna e ai suoi abitanti, specialmente ai più giovani, nuovo slancio e nuovo vigore, non in una logica di separazione e chiusura ma di partecipazione, nello spirito dell’accoglienza e del pluralismo. L’auspicio è che Siddi, da giornalista e da sardo che per tanti anni ha guidato la Federazione nazionale della stampa italiana, ora da consigliere di amministrazione Rai, con l’appoggio dei politici sardi possa sensibilizzare gli organi competenti e imprimere in tal modo una svolta a questa annosa condizione discriminatoria.
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