29 agosto 2015
«Sindrome Alghero»: Bruno a rischio Marino
C’è da uscire pazzi! Come è potuto accadere che una città come Alghero, che ha ereditato dal passato beni di pregio ambientale paesaggistico e artistico di valore immenso, e che su questi ha prosperato, abbia lasciato tutto alla decadenza del costume civile, della corruzione etica, della incapacità politica. L’immagine dello stolto che taglia il ramo su cui sta seduto, per fare un po’ di legna, ben si adatta al disastro della nostra città
La sindrome Marino, nel senso del sindaco di Roma, potrebbe offuscare per sempre l’immagine di tutti i primi cittadini d’Italia, negli ultimi tempi beneficiati dalla luce riflessa di un ex sindaco arrivato al governo del paese. Renzi, che da primo ministro non ha avuto remore a mettere il sindaco della capitale d’Italia sotto la tutela del prefetto. Le immagini dei funerali tzigani in stile hollywoodiano del boss dei Casamonica sono state il punto di non ritorno. Prima ancora si era abbattuta sul Campidoglio l’inchiesta “Mafia capitale”, con il suo carico di collusioni indicibili fra destra e sinistra, corruzione e politica, malavita e fascismo nero. L’elenco sarebbe troppo lungo. A leggerlo fino in fondo, però, si scopre che Marino, di tutte queste vicende che affliggono Roma non è per niente responsabile. Arrivano dal passato, vicino soprattutto, ma anche lontano. La maggior parte vengono, per eredità diretta, dalla spregiudicata gestione del comune nei cinque anni della destra, Gianni Alemanno sindaco di provenienza neofascista. Qualcheduna però, risale addirittura ai tempi d’oro della sinistra al potere con Walter Veltroni e Francesco Rutelli. Marino è una vittima della malapolitica. Sarà stata anche colpa del suo stile maldestro, delle sue scelte politiche pasticciate, di un uso poco intelligente dell’opinione pubblica…
Ma la sua grande colpa sta nel non essere stato in grado di dare un senso collettivo alla sua battaglia, di fare appello alla città per condividere problemi e trovare soluzioni. I lettori più avvertiti, arrivati a questo punto, avranno già capito che la «Questione romana» funziona come un modello anche per Alghero. Alghero non è Roma, si dirà. È vero! La scala dei problemi non è comparabile. Eppure gli somiglia, per ciò che è successo negli ultimi giorni di questa estate da record, dall’«allarme Movida» lanciato dal Questore con la chiusura del Kelu e del Maracajbo, all’«allarme Mare pulito» lanciato dall’Arpas che ha fatto scattare il divieto di balneazione per qualche chilometro di spiaggia da San Giovanni al Mariposa… Ora il divieto di balneazione è rientrato, ma rimane il dubbio che da un giorno all’altro gli indici di inquinamento possano superare il livello consentito dalla legge (basta un colpo di vento, una corrente dispettosa)… Ma non bisogna dimenticare che l’«allarme Marea gialla» non è cessato, anzi! Così dobbiamo valutare, moralmente ed economicamente, il fatto che uno dei più straordinari litorali d’Italia, dal porto di Alghero al porto di Fertilia, è a rischio.
Rischio è che faccia schifo… E per contiguità giova ricordare l’«allarme Calich» e scendendo per li rivi del sistema idrico l’«allarme Depuratore», sull’«allarme Vasconi»… C’è da uscire pazzi! Come è potuto accadere che una città come Alghero, che ha ereditato dal passato pregi ambientali paesaggisti artistici di valore immenso, e che su questi ha prosperato, abbia lasciato tutto alla decadenza del costume civile, della corruzione etica, della incapacità politica. L’immagine dello stolto che taglia il ramo su cui sta seduto, per fare un po’ di legna, ben si adatta alla «sindrome Alghero». E non importa più denunciare le chiare responsabilità del passato. E nemmeno ricordare col cipiglio di chi ha ragione che «l’avevamo detto». Magra consolazione rinvangare opinioni e anatemi contro gli ambientalisti accusati di miopia o peggio di voler boicottare il benessere della città! Ancor più triste pensare alle campagne denigratorie sui social contro chi invoca e continua a invocare il rispetto delle leggi, si tratti dei 45 decibel o piuttosto delle fogne abusive a San Giovanni. Questo giornale si impegna a raccontare, anno dopo anno, tutta la storia del disastro algherese. Non per spirito di rivalsa. Ma per sollecitare una soluzione immediata. A questo è chiamato Mario Bruno. E di gran fretta. Se non vuole trovarsi nelle condizioni del suo collega Ignazio Marino. Carlo Mannoni, già assessore regionale, coscienza civile della città, su queste stesse pagine web, ha lasciato un appello accorato al sindaco: «Siamo in ritardo e non c'è più un giorno da perdere. Ed attenzione a non confidare nell'imminente autunno, quando la stagione balneare avrà termine, perché la prossima estate è già alle porte e va programmata da oggi stesso».
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