Antonio Sini
9 agosto 2015
Alghero: Cadoni, Carena e Corradini in mostra
Lo spazio dell’Associazione Culturale Caitta, in Via Teatro, ospita la rassegna dal titolo Forme in movimento, che propone ricerche cinetiche messe in atto nei primi anni settanta del secolo scorso dai tre artisti
ALGHERO – Domani, lunedì 10 agosto, alle ore 21, si inaugura la mostra di Pino Cadoni, Augusto Carena e Nicola Corradini. Lo spazio dell’associazione culturale “Caitta”, in Via Teatro 6, ospita la rassegna dal titolo “Forme in movimento”, che propone ricerche cinetiche messe in atto nei primi anni settanta del secolo scorso dai tre artisti. Uomini dal robusto substrato culturale propongono un'esposizione che ha il carattere di una ricognizione storica e persegue finalità di documentazione: quella di precisare l’ambito in cui quelle ricerche si svilupparono nell’arco di un processo generativo della forma, basato sulla necessità di coinvolgere il fruitore in un sistema di segni costituito da iterazioni, slittamenti paralleli, illusioni ottiche ed effetti di distorsione.
Nella brochure di presentazione si legge: «…ne si pensi che l’organizzazione rigorosa e metodica di modelli grafici o tridimensionali, messa in atto dagli artisti in mostra, resti fine a se stessa, o si risolva in un elegante gioco di mutazioni continue. Essa è in primo luogo suscettibile di applicazione nel campo dell’oreficeria, della grafica di comunicazione, del design, e si rivela poi una messa a punto delle modalità e dei meccanismi percettivi dei sistemi d conoscenza sensoriale, che governano la nostra visione». Quanto alle fonti a cui Cadoni, Carena e Corradini si rapportano nei loro lavori, non vanno certo dimenticate le visualizzazioni del movimento proprie della cronografia di Muybridge e di Marey sul finire dell’Ottocento, il dinamismo futurista (Balla e Russolo in particolare, ma anche il fotografo Bragaglia), i “Dischi” di Kupka, ecc.
C’è (e c’era, trattandosi di ricerche che hanno più di quarant’anni) l’esigenza da parte dei protagonisti della mostra di stimolare la partecipazione del fruitore a livello di retina, di coinvolgerlo in un sistema di segni costituito da interazioni, slittamenti paralleli, sovrapposizioni scalari, illusioni ottiche, effetti di distorsione, relazioni dialettiche positivo negativo, figura-sfondo, chiuso-aperto, dischi solari che rimandano a culti remoti, ai mandala dell’Oriente o ai rosoni nelle facciate delle chiese, e che confermano la primarie età delle configurazioni centriche teorizzata da Rudolf Arnheim nel suo saggio “Il potere del centro. Ppsicologia della composizione nelle arti visive”.
Insomma l’appuntamento è da non perdere, considerato che gli artisti, seppur proponendo lavori datati (taluni di quarant’anni fa), hanno una peculiarità ed una contemporaneità che denotano il robusto spessore intuitivo ed una precursione dei tempi davvero inusitata. Ogni cinque giorni, verranno sostituite alcune opere con il fine di creare un dibattito fra arte ed arte applicata e progettazione e produzione industriale, che va dal pezzo esclusivo prototipo alla destinazione alla produzione in serie dello stesso. Non solo una mostra, ma anche un momento, se si vuole, di apprendimento culturale e di dibattito.
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