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C.S. 1 agosto 2015
«Movida ad Alghero, io non ci sto»
Alghero dalla prossima stagione avrà un ufficio-eventi, come recentemente annunciato dagli assessorati competenti. Nel frattempo si discute in città sull´intrattenimento notturno. Parla Cadeddu (Confcommercio) e chiede una conferenza di servizi e un vademecum per gli operatori
«Movida ad Alghero, io non ci sto»

ALGHERO - Decibel e rumore fuorilegge? Chi deve fare i controlli? Come si possono conciliare gli interessi degli operatori economici e il diritto al riposo dei cittadini? Sono questi alcuni aspetti di una storia “infinita” che si ripropone ogni anno a stagione estiva inoltrata quando cominciano le lamentele o, come è successo nelle scorse settimane, con l’intervento nella spiaggia di San Giovanni della Polizia inviata dalla Questura di Sassari che ha interrotto balli e musica. Avvenimento clamoroso che è stato ripreso con titoli del tipo “Alghero, sulla spiaggia da ora è vietato ballare” dai media nazionali. Sul tema della movida irrompe il presidente provinciale di Confcommercio, Massimo Cadeddu, fino ad oggi in rigoroso silenzio.

«Io non ci sto! – esordisce perentorio il presidente Confcommercio Massimo Cadeddu – a discutere ora di movida nel pieno della stagione quando sono già stati fatti gli investimenti da parte degli operatori e si dovrebbe iniziare a incassare». E Rilancia: «è chiaro che le norme sull’inquinamento acustico e sull’ordine pubblico esistono e devono essere rispettate, il punto è chi deve far rispettare le regole o misurare i decibel». E aggiunge: «non è certo compito di Confcommercio mettere in funzione i fonometri, ma ancor prima si deve iniziare oggi la programmazione per la prossima stagione». Ed ecco la proposta di Confcommercio: «E’ necessario che il Comune convochi una conferenza di servizi che coinvolga le associazioni di categoria e quelle di tutela dei cittadini e dell’ambiente, tutti devono essere resi partecipi». Infine – auspica il presidente della Confcommercio – «è necessario che il Comune rediga un vademecum, semplice e chiaro, per gli operatori economici in cui sia spiegato ciò che è lecito fare e come farlo».

Il problema del governo e della gestione della movida è anche quello del buon senso, del rispetto degli altri e dell’autoregolamentazione. Come racconta al Quotidiano di Alghero, Francesca, una signora residente lungo la via Vittorio Emanuele: Qualche settimana fa, a notte fonda, all’esterno di un bar si sono mesi a fare musica e karaoke assordanti. Una volta che ho recuperato il numero di telefono del bar ho chiamato i gestori e chiesto di abbassare il volume. Dall’altra parte del telefono mi sono sentita rispondere: «stiamo lavorando». «Anch’io lavoro – ho replicato – e mi alzo alle 6 del mattino. Vorrà dire che vi denuncio». Mi ero già informata sulle ordinanze comunali, grazie al Comitato 45 decibel, e sapevo ciò che dicevo. Dopo quella notte non hanno fatto più musica all’aperto. Mi chiedo che bisogno ci fosse di fare tanto rumore, disturbando tutto il circondario, per intrattenere i clienti di un bar.

E’ evidente che la materia della “guerra dei decibel” è incandescente e va trattata con cura, programmazione e tanto buon senso da parte di tutti. Trovare il giusto punto di equilibrio non è cosa semplice considerato che la situazione si è incancrenita nei decenni anche in assenza del piano di classificazione acustico. Nessuna delle amministrazioni succedutasi nel corso del tempo vi ha mai voluto provvedere. Ora il piano, in via di realizzazione, potrà essere uno snodo importante, ma non potrà risolvere tutti i problemi. Perché oltre alle norme serve il buon senso: merce rara e troppo spesso taroccata.

Nella foto: Massimo Cadeddu tra Gabriella Esposito e Mario Bruno in consiglio comunle



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