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A.B. 29 giugno 2015
Arte: l´inedito del Maestro di Castelsardo
Domani, le sale della Pinacoteca Mus´a al Canopoleno di Sassari, ospiterà la conferenza intitolata San Francesco rinuncia ai beni terreni
Arte: l´inedito del Maestro di Castelsardo

SASSARI - Solo pochi mesi fa passava in asta, sul mercato antiquario spagnolo, una piccola tavola attribuita a pittore senese della fine del Quattordicesimo–inizi Quindicesimo secolo, il cui soggetto veniva indicato genericamente come Due santi; la breve scheda di accompagnamento dell’opera spiegava che uno di questi era presumibilmente da identificare con San Gennaro, per la somiglianza con altre sue rappresentazioni, raffigurato in una delle sette opere di misericordia: “vestire gli ignudi”. Ma un’analisi un po’ attenta del dipinto mostrava che esso non poteva in nessun modo essere ricondotto a quel momento storico, né ad ambito senese, e che la scena non aveva niente a che fare con l’iconografia di san Gennaro, il culto del quale non era peraltro molto diffuso al di fuori dell’area campana. Un piccolo rompicapo, insomma, come ce ne sono molti nella storia dell’arte.

Per la storia dell’arte sarda, tuttavia, quel pittore non è affatto uno sconosciuto; e fortuna ha voluto che la tavoletta sia caduta sotto l’occhio del professor Joan Bosch dell’Universitat de Girona, che l'ha segnalata allo studioso sardo Mauro Salis ed all’appassionato collezionista Dante Crobu, che l’ha acquistata e fatta arrivare nell’Isola. Si tratta infatti di una vera scoperta, di quelle che capitano di rado: è un’opera finora ignota dell’anonimo, grande Maestro spagnolo che va sotto il nome di “Maestro di Castelsardo”. Risolto il primo enigma, si doveva poi riconoscere con esattezza il soggetto rappresentato. La scena di un giovane pressoché nudo, inginocchiato ed avvolto nel mantello di un vescovo, portava immediatamente a pensare al racconto della Vita di san Francesco, ed al momento della rinuncia agli averi del padre dinanzi al vescovo di Assisi; ma strideva il fatto che il prelato aveva l’aureola, e doveva perciò essere a sua volta un santo. La visione dal vero dell’opera mostrava però che il dipinto era molto manomesso, con evidenti ed abbondanti ridipinture: il restauro ha permesso di rimuovere particolari impropri e del tutto inventati, e, tra questi, l’aureola posticcia del vescovo.

Ed ecco che la scena torna ad avere la sua autenticità, oltre che a mostrare senza ombra di dubbio i caratteri della pittura del maestro di Castelsardo: sua la definizione del giovane volto assorto del Santo, tutto proteso nella preghiera, l’aureola a cerchi concentrici, tipica della bottega, la veste ed il sandalo rosso gettati in terra; altrettanto caratteristica la lavorazione della foglia oro del mantello del vescovo, con il bordo arricchito da piccole perle in rilievo. Un ultimo dettaglio appare assai interessante, e lo segnalava già la casa d’aste. Nella tavola compare un monogramma, che resta ancora da decifrare. Ma è senza dubbio un altro tassello importante nella ricostruzione dell’opera di questo pittore, tra i più grandi della storia dell’arte della Sardegna. Domani, martedì 30 giugno, alle ore 17, parleranno di questa scoperta il direttore della “Pinacoteca Mus’a” di Sassari Maria Paola Dettori, che ha diretto il restauro (eseguito da Maria Albai), il professor Manlio Brigaglia, che racconterà la Sardegna in età spagnola, e Mauro Salis, dell’Università degli Studi di Cagliari, che presenterà il dipinto nel contesto generale della pittura del Maestro.



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