A.B.
20 giugno 2015
Imu-Tasi: Confartigianato contro la stangatina
«Assurdo tassare gli immobili produttivi come fossero beni di lusso», dichiara il presidente Maria Carmela Folchetti
CAGLIARI - La “stangatina” sarda di Imu e Tasi, il 9,05permille sugli immobili produttivi, non è paragonabile a quella di altre regioni dove si è arrivati a pagare anche il 10,34permille, ma è pur sempre pesantissima per le asfittiche finanze delle imprese isolane, anche se la Sardegna occupa, in modo sorprendentemente positivo, una delle ultime posizioni in questa classifica poco piacevole per tutti. E’ quanto emerge dall’elaborazione dell’Ufficio Studi Nazionale di
Confartigianato che ha analizzato (su dati di “ItWorking”) l’impatto dell’Imu e della Tasi su laboratori, capannoni, negozi, uffici, studi, ed immobili produttivi in genere. I dati mostrano come l’aliquota media nazionale di Imu e Tasi sia del 9,97permille, con scostamenti molto significativi nelle diverse zone del Paese.
Come detto, in Sardegna, tra Imu e Tasi la media è stata del 9,05permille, con la prima all’8,17permille e la seconda allo 0,88permille. Nella classifica delle province, sommando le due tasse, quelle sarde occupano le ultime posizioni, solo dopo Aosta (ultima con 8,16permille). Subito dopo troviamo l’Ogliastra con l’8,19permille, poi Oristano 8,25permille. Leggermente staccate Olbia-Tempio 8,69permille e Carbonia-Iglesias 8,77permille. A seguire, Nuoro con 9permille, Medio Campidano con 9.04permille, Cagliari con 9,34permille e Sassari con 9,42permille. Nel resto dell’Italia, gli imprenditori più tartassati sono quelli di Trieste, con un’aliquota del 10,99permille, seguiti da quelli di Lucca (10,57) e di Terni (10,54). Il fisco è più clemente, come detto, ad Aosta, su laboratori e capannoni si paga l’aliquota più bassa: 8,16permille. Inoltre, dall’elaborazione emerge anche come, tra il 2012 ed il 2014, la tassazione sugli strumenti di lavoro delle imprese sia cresciuta del 18,4percento, mentre nello stesso biennio le tasse sulle abitazioni principali sono diminuite del 10percento. In media, in due anni ciascun imprenditore ha subito un aumento di 138euro della pressione fiscale sugli immobili produttivi.
«Su laboratori, macchinari, capannoni – sottolinea la presidente di Confartigianato Imprese Sardegna Maria Carmela Folchetti – si concentra un prelievo fiscale sempre più forte e non ci stancheremo mai di ribadire come sia assurdo tassare gli immobili produttivi delle imprese come se fossero seconde case o beni di lusso. Come si può essere competitivi così? Che fine ha fatto l’annunciata riforma della tassazione immobiliare all’insegna della semplificazione e della riduzione delle aliquote? L’analisi a livello sardo – riprende la Folchetti - ci porta a sostenere, nuovamente, le nostre tesi legate alla tassazione locale e a quanto sia fondamentale ridurre l’imposizione fiscale sulle imprese per poter rilasciare risorse a vantaggio di investimenti e occupazione. In un momento economico particolarmente difficile come questo, le imprese devono poter lavorare e fare fatturato per assicurare posti di lavoro».
Per Confartigianato Imprese Sardegna, «mai, come in questo momento, la funzione economica e sociale delle imprese è stata così importante. Per quanto riguarda l’Imu, ricordiamo agli amministratori che capannoni, magazzini, laboratori sono beni strumentali delle aziende, perché servono a produrre reddito e ricchezza per il nostro territorio». «A questo punto non è solo iniquo, ma anche illogico, poter pensare di continuare ad applicare l’Imu sulle attività – conclude la presidente Folchetti – e così sarà anche per la Tasi, perché in questo tributo rientrano tutti quei servizi indivisibili che rispondono alle voci di manutenzione delle aree verdi, illuminazione pubblica, manutenzione delle strade e arredo urbano».
Nella foto: la presidente di Confartigianato Imprese Sardegna Maria Carmela Folchetti
|