Marco Vuchich
28 luglio 2006
Televisione, regole certe sulla IpTv e canone su computer e videofonini
Tiscali in prima linea contro lo strapotere di Telecom sull’accesso alla banda larga. L’agenzia delle Entrate punta sul canone Rai da far pagare ai possessori di computer e videofonini
ALGHERO - Il mercato globale della televisione è in pieno fermento, all’orizzonte sorgono nuovi veicoli tecnologici sui quali dirottare le trasmissioni che seguono un palinsesto classico oppure quello ben più evoluto derivante dalla tv on demaind. In previsione di questa imminente rivoluzione digitale sono due le notizie che dovrebbero far riflettere i telespettatori italiani. La prima è la denuncia-appello propagata via email nei giorni scorsi dal provider sardo Tiscali che, rivolgendosi direttamente ai suoi abbonati, ha messo in guardia dal monopolio asfissiante di Telecom Italia sull’accesso ADSL; una situazione definita “pericolosa” in rapporto alla regolamentazione della TV via cavo IP recentemente presentata in sede Europea dall’Autorità per le Garanzie nelle Telecomunicazioni (AGCOM). Secondo AIIP, Anti Digital Divide, Assoprovider ed il Consorzio Voipex, infatti, con una posizione dominante di mercato che va oltre il 70%, Telecom parte avvantaggiata in un eventuale controllo dell’accesso alla IPTV (la web tv a pagamento per intenderci) con un potere contrattuale nei confronti dei fornitori di contenuti che spiazzerebbe completamente le società concorrenti. Secondo Tiscali e le associazioni di provider sarebbe equo garantire agli utenti della banda larga la possibilità di “scegliere liberamente e disgiuntamente i propri fornitori di accesso”. Per maggiori approfondimenti si può consultare il sito all’indirizzo: www.regoleperiptv.it. La seconda notizia è che la RAI si sta già muovendo per far pagare il canone televisivo anche ai possessori di personal computer e telefonini di ultima generazione in grado di ricevere il segnale televisivo. Così come gli strumenti di visualizzazione dei programmi stanno cambiando, lasciando il buon vecchio televisore all’interno delle quattro pareti domestiche, anche la caccia al contribuente si evolve. Nell’era del “mobile” la ricezione del segnale televisivo si espande verso altri media e, secondo l’Agenzia delle Entrate, i nuovi fruitori di contenuti non possono esimersi dal pagamento di un’imposta governativa come il canone RAI, divenuta nel tempo una “tassa di possesso” relativa a tutti gli apparecchi ricevitori radiotelevisivi.
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