Esistono delle prescrizioni tecniche sugli arredi ma in centro capita di vedere un po´di tutto: graticci, ombrelloni, strutture e fioriere non a norma di legge e soprattutto del "buon gusto"
ALGHERO - Con la bella stagione ad Alghero tutti i nodi vengono al pettine. Un po' come la prova costume per i comuni mortali. La città si "sveste" del grigiore invernale, riaprono le attività con i dehors, arrivano i turisti. Così, iniziano a saltare all'occhio le criticità ormai croniche legate alla raccolta dei rifiuti, quella più recente della marea gialla; e ancora il variopinto mondo del centro storico e dintorni. In due parole: decoro e igiene urbana. Eppure l'immagine di una città pulita e ordinata era stato uno dei punti qualificanti della campagna elettorale di Mario Bruno, sindaco da quasi un anno.
Per favorirla in tempi di sempre più scarsi finanziamenti pubblici, la giunta aveva anche proposto nei mesi scorsi l'introduzione di una discussa tassa di soggiorno (poi approvata in Consiglio comunale) per destinare una parte dei proventi a tali servizi. Soldi che ovviamente entreranno nelle casse comunali dalla prossima stagione ma, a volte, ci si potrebbe accontentare di poco. Ad esempio far rispettare le norme sugli arredi, ossia quelle prescrizioni tecniche recentemente licenziate dall'esecutivo cittadino per fornire un primo indirizzo ai titolari di pubblici esercizi che hanno fatto richiesta dell'occupazione di suolo pubblico nel centro storico (ancora in attesa anche di quello [
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Il documento regola colore, modelli e materiali degli «elementi mobili, smontabili e facilmente rimovibili», secondo il volere della Soprintendenza [
LEGGI]. Bandite sedie, tavoli e fioriere in plastica o legno, ombrelloni multicolori e multiformi, graticci di separazione e teli di chiusura improvvisati. Poi, al contrario, capita di vedere di tutto un po': dalle sedie viola o a forma di gelato, ai "pollai" recintati; dai teloni in plastica ai graticci sparsi; dalle finte edere ai fantocci veri. Il mondo sarà pur bello perchè è vario, ma a tutto c'è un limite: le regole, appunto.