Vi racconto la storia di un’anziana signorina. Forse non sarà originale, ma spero che serva a far meditare chi ha poteri decisionali. La signorina G.S. vive da sola e per le sue necessità è aiutata saltuariamente da qualche nipote. Persino le signore del palazzo si mostrano disponibili e la giornata va avanti più o meno bene, ma il problema sorge di notte e questo potrebbe giustificare anche le frequenti visite al Pronto Soccorso per edema polmonare, con diversi ricoveri.
L’ultimo episodio risale all’Agosto 2002. Dopo una mattinata al Pronto Soccorso, nonostante l’assistenza intensiva, le sue condizioni non miglioravano: era da ricoverare. Siccome non c’erano letti disponibili, si disse che andava trasferita ad Ittiri… E pensare che una volta le famiglie benestanti di Ittiri, con casa in spiaggia, ricoveravano i propri anziani ad Alghero per non rovinarsi le vacanze! Ritenuto però che il trasferimento ad Ittiri non rendeva più disponibile nemmeno la sottoscritta, dopo uno scambio di opinioni con il medico “dei diritti e dei doveri”, finalmente s’è reso disponibile un letto. Al terzo giorno di ricovero stava meglio e speravo che la dimettessero, perché col caldo ed il traffico di Ferragosto stavo male anch’io. All’indomani un medico ha chiesto a G.S. se viveva da sola, alla risposta affermativa le ha detto che non potevano più tenerla in reparto. La sera stessa ho pregato quel medico di scrivermi la lettera di dimissione. Il giorno dopo la lettera non era ancora pronta e così ho portato via G.S. senza questa, continuando a somministrarle la terapia che aveva prima del ricovero. Il resto ve lo risparmio, anche se mortifica e stressa chi deve subire.
Si è pensato che ci voleva una persona che le tenesse compagnia durante la notte: volontari non se ne trovano; il suo reddito annuo – dopo aver pagato l’affitto – è di Euro 3.411, e con questi deve comprare anche le fiale per l’artrosi, gli antidolorifici, le medicine per la circolazione, le gocce per dormire ed il collirio per gli occhi: tutti a pagamento poiché la Mutua non li fornisce.
È stata inoltrata domanda per l’accompagnamento. La breve visita all’Ufficio Invalidi s’è conclusa con un’ulteriore richiesta di visite specialistiche e radiografie. Ad un anno dalla domanda, la Commissione ha accertato un’invalidità del 100%, ma che può continuare a vivere da sola…
Tralasciando i casi più sfortunati, che non c’entrano con l’età, credo che non ci voglia molto a capire che una persona di 97 anni, cardiopatica, mezzo accecata, quasi sorda, con grandi difficoltà a deambulare e perfino ad alzarsi dal letto per l’artrosi diffusa, con il morbo di Alzheimer ed altro… potrebbe aver bisogno di essere aiutata, controllata ed accompagnata. E allora mi chiedo: quale criterio si usa? Ci si affida alla fortuna? O si pensa di darle l’accompagnamento quando è deceduta? Ma a questo G.S. non ci pensa proprio, la mamma è morta a 101 anni e adesso si vive più a lungo!
Un’ultima curiosità: l’invalidità a G.S. è stata assegnata nel 1967 (£ 15mila al mese); alla sua mamma di 90 anni vennero riconosciute ben £ 7.000 mensili, grazie alla Legge della pensione alle casalinghe. La suddetta G.S. ha dovuto accudire la madre e lavorare sino a 80 anni per poterla far vivere dignitosamente.