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M. P. 18 marzo 2015
Asinara: identikit del pescatore secondo Tartalife
Un’indagine realizzata nell’ambito di TartaLife restituisce l’identikit del “nuovo” pescatore professionale
Asinara: identikit del pescatore secondo Tartalife

PORTO TORRES – Un’indagine realizzata nell’ambito di TartaLife restituisce l’identikit del “nuovo” pescatore professionale. L’obiettivo è quello di descrivere, in via preliminare, l’interazione dei pescatori con le tartarughe marine e di sondare il consenso sulle azioni di conservazione proposte. Tutto questo mentre arriva, con grande soddisfazione, il via libera alla circolare del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare che disciplina le catture dei cetacei, testuggini e storioni, recepita grazie alle istanze proposte da TartaLife, progetto realizzato con lo strumento finanziario Life+ della Commissione Europea, con l’ obiettivo di ridurre la mortalità della tartaruga marina (in particolare la specie Caretta caretta) nelle attività di pesca professionale nelle 15 regioni italiane che si affacciano sul mare.

L’indagine conoscitiva è stata svolta dal Consorzio Unimar che in collaborazione con gli altri partner ha raccolto 539 questionari in 13 regioni costiere della penisola: Abruzzo, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Veneto, Calabria. I dati erano stati raccolti anche a Porto Torres attraverso la distribuzione di questionari, da parte degli oparatori del Parco, ai pescatori che operano nei mari del Golfo dell'Asinara. Il 71% dei pescatori che hanno risposto al questionario afferma di aver pescato nel 2014 almeno una tartaruga e nel 48% dei casi con la pesca a strascico mentre il 34% con le reti da posta. Le tartarughe sono indubbiamente un elemento di disturbo per i pescatori (circa il 46% lo ritiene tale) ma soprattutto per coloro che pescano con i palangari il pesce spada, il tonno e l’alalunga.

Nell’85% dei casi i pescatori intervistati dichiarano di riuscire a liberare vive le tartarughe mentre il 70% circa dimostra di conoscere e mettere in pratica le basilari nozioni di primo intervento per aiutare un animale catturato accidentalmente custodendolo fino allo sbarco per consegnarlo ai Centri di recupero,alla Capitaneria di Porto o alla Guardia Forestale o, nei casi meno gravi, aspettando che recuperino le energie per liberarle in mare. Un dato significativo emerge quando ai pescatori viene chiesto se sono a conoscenza di alcuni strumenti di pesca che limitano la cattura accidentale degli esemplari di tartarughe e altre specie. Il 65% dei pescatori intervistati dichiara di non conoscere gli ami circolari nonostante sia dimostrato che il loro utilizzo al posto dei cosiddetti ami a “J” tradizionali, riduca di circa il 70% la cattura degli esemplari di Caretta caretta senza alterare l’efficienza di cattura delle specie bersaglio (pesce spada, tonno rosso e tonno alalunga).

La particolare conformazione circolare, infatti, rende più difficile l’ingestione dell’amo da parte della tartaruga, riducendo drasticamente la mortalità indotta da questi attrezzi. In caso contrario, rimanendo impigliato solo superficialmente, l’amo può essere agevolmente rimosso dai pescatori, che in questo modo potranno contribuire alla salvaguardia della specie con delle semplici operazioni da svolgere direttamente a bordo dell’imbarcazione.
L’80% sostiene di non conoscere il Ted (Turtle Device Excluded) una griglia cucita all’interno della rete (prima del sacco terminale) che ha il compito di sbarrare la strada alla tartaruga ma non al pesce. Le tartarughe urtando contro il Ted ritroveranno la libertà attraverso un’apertura della rete chiusa da un altro panno di rete cucito solo parzialmente.

Nonostante i pescatori riconoscano di essere la controparte più importante per determinare il successo delle iniziative di conservazione ambientale come quella promossa dal progetto Tartalife ritengono nel quasi 55% dei casi ci sia una scarsa informazione e nella stessa percentuale rivela che i pescatori hanno paura di cambiare modo di pescare. Il 65% dei pescatori intervistati nell’ambito del progetto ha dichiarato il proprio interessa a partecipare al programma di sperimentazione dei nuovi sistemi di pesca. Tuttavia resta ancora da definire l’entità del finanziamento previsto nel nuovo Programma Operativo per la Pesca che potrebbe finanziare l'acquisto dei nuovi attrezzi da pesca. «I risultati emersi da questa indagine – dichiara Alessandro Lucchetti del Cnr-Ismar e coordinatore del progetto - dimostrano che la cattura accidentale di tartarughe marine è un fenomeno piuttosto comune. I dati relativi ai soli pescatori intervistati ci parlano di 1900 esemplari catturati, con un massimo in estate (624) e un minimo in inverno (380)».
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