Il sindaco di Alghero invitato da ZaLab a Roma a raccontare cosa è successo a Fertilia, dopo decenni di colpevole abbandono e menefreghismo. Una giornata di cinema, musica, teatro e dibattiti sui popoli rom, sinti e caminanti, la loro storia, cultura e condizione sociale
ALGHERO - Al Cinema Aquila si svolge nella Capitale il "Roma Sinti Fest", una giornata di cinema, musica, teatro e dibattiti sui popoli rom, sinti e caminanti, la loro storia, cultura e condizione sociale. È organizzato da ZaLab, collettivo di film maker e operatori sociali, in collaborazione con l'Associazione 21 Luglio e altre realtà, da Amnesty International e OsservAzione ad Asgi e Arci. Tra le tante testimonianze ci sarà quella della città di Alghero, l'unica in Sardegna, già un modello da seguire, col sindaco Mario Bruno che racconterà cosa è successo a Fertilia. Dopo decenni di abbandono e menefreghismo, infatti, arriva pochi mesi fa la scelta di chiudere definitivamente il ghetto rom inquinato e malsano. Una scelta coraggiosa e difficile, che va nella direzione dell'inclusione sociale della comunità formata principalmente da algheresi [
LE TESTIMONIANZE].
Campi monoetnici da superare. Proprio sui campi nomadi è intervenuta l'11 marzo la Commissione Diritti umani del Senato, approvando una risoluzione che impegna il Governo verso il superamento definitivo dei campi, come del resto era già previsto dalla Strategia nazionale del 2012. In realtà, negli ultimi decenni sono stati spesi milioni di euro per i campi. Definendoli opportunisticamente quanto erroneamente "nomadi" (secondo un Rapporto del Senato solo il 2-3% dei rom e sinti in Italia pratica il nomadismo), le politiche pubbliche - spiegano gli autori di "Fuori campo" - «avvallano l'opinione comune per la quale sono gli stessi rom a sceglierlo come stile di vita. Come diceva Bernard Shaw: l'Americano bianco, in sostanza, relega il negro al rango di lustrascarpe, e ne conclude che è capace solo di lustrare scarpe».
I ghetti fisici e quelli mentali. «Mostrare la vita in un campo attrezzato - dice ZaLab a nome degli organizzatori del "Roma Sinti Fest" - significa evidenziare le contraddizioni di un meccanismo, ormai istituzionalizzato, che da anni forza i rom a porsi in situazioni di conflitto con gli altri cittadini». I ghetti in cui confiniamo i rom delle città italiane non sono solo quelli fisici, fuori dal Grande Raccordo Anulare. Ci sono anche quelli mentali. Secondo l'Eurobarometro, solo il 7% degli italiani risponde positivamente alla domanda: Sei disponibile ad avere amici rom?. È uno dei valori più bassi in tutta Europa. L'iniziativa al Nuovo Cinema Aquila può aiutarci a ricordare chi sono i rom e sinti in Italia: pochi, la metà italiani, tutti non più nomadi, più della metà ragazzini (il 40% in età scolare).