L´associazione, in merito alle dichiarazioni dell´Amministrazione di Sorso, condanna una nuova pagina Facebook contro una famiglia rom che ha scelto di trasferirsi nel paese
ALGHERO - Nella complicata vicenda dei rom algheresi sceglie di intervenire e far sentire la propria voce l'Asce - Associazione Sarda Contro l'Emarginazione -, in prima linea nel progetto di inclusione dopo lo sgombero del campo all'Arenosu. L'associazione, avendo letto con attenzione il Comunicato dell'Amministrazione di Sorso [
LEGGI], non può che associarsi alla condanna delle «manifestazioni di estrema brutalità, basate su pregiudizi e malafede», riferite «in particolare alla pagina di
Facebook denominata No all'accampamento degli zingari a Sorso, nella quale si leggono ingiurie, provocazioni e istigazioni che ledono l’onore delle persone citate».
L'Asce intende «porre in evidenza che le persone offese non sono solo e soltanto il sindaco e gli amministratori quanto e maggiormente la famiglia in questione, formata da una coppia di giovani genitori con i loro bambini, la cui unica "colpa" è quella di avere preferito ad una sistemazione nel tessuto urbano, non il "nomadismo", come è affermato sbrigativamente nel comunicato, ma un progetto di vita rurale, utilizzando il contributo del Centro d'ascolto della Diocesi di Alghero Bosa nell'ambito del progetto d'inclusione sociale condiviso con il Comune e investendo i propri risparmi nell'acquisto regolare di un piccolo terreno piantumato ad olivi».
E ripercorre il percorso degli ultimi tempi la referente Enedina Sanna: «successivamente al proprio trasferimento, la famiglia si attivava iniziando ad iscrivere e a far frequentare la scuola ai bambini, ai quali per ora è precluso il servizio scuolabus e mensa non avendo ancora ottenuto la residenza». «Le pratiche sono state avviate - assicura - ma hanno i loro tempi tecnici, per l'allaccio della luce elettrica e per portare acqua potabile all'uliveto». «Crediamo - aggiunge - che il signor Prefetto, consapevole delle Direttive Comunitarie e Ministeriali, debba e possa vigilare sulla corretta applicazione delle medesime nell'attuazione del progetto di vita di questa famiglia, che ha accolto lo sgombero dell'Arenosu con la speranza di un'esistenza migliore per sé e per i propri figli».
«L'Asl territoriale e le istituzioni preposte potranno accertare dalla documentazione in possesso alla famiglia se e come la stessa si stia attivando per ottenere condizioni igienico-sanitarie decenti e come sia stata di fatto finora poco agevolata dagli enti competenti» riferiscono dall'associazione che ribadisce la contrarietà al trasferimento "in un campo rom": «soluzione ormai obsoleta e non prevista dalla normativa europea, nazionale e regionale e ricorda il diritto costituzionale di ogni cittadino e di ogni famiglia a scegliere la propria residenza e il proprio progetto di vita nella misura in cui, nel rispetto delle leggi, non vada ad interferire con i diritti altrui». Per questo annunciano «l'eventuale facoltà di opporsi per vie legali all'ordinanza di sgombero».