15 febbraio 2015
Pirisi versus Alguer: senza giustificazione
Il consigliere Pirisi rifiuta di rispondere alle domande di Alguer.it… E minaccia "sorci verdi": «questa volta la redazione mi pagherà i danni (…) chiederò i danni alla redazione». Non pensiamo che nella cultura del Partito democratico e di tutta la Sinistra Democratica sia contemplata la rivalsa contro l’informazione! Se ne sta parlando in Parlamento proprio in questi giorni. Per questo rinnoviamo la richiesta a Pirisi di una intervista, niente di più. A noi le domande e a lui le risposte. Il giudizio ai lettori, che per un consigliere sono anche elettori
«Ancora una volta la redazione di Alguer.it sbaglia!»: secondo le più consolidate teorie della comunicazione, Umberto Eco per esempio, una smentita è una nuova notizia. Perciò abbiamo deciso di dare un risalto da prima pagina al commento di Mimmo Pirisi, arrivato sul Quotidiano di Alghero via Facebook, alla notizia di cui è stato protagonista. Tema: «la giustificazione». Sintesi: Pirisi ha richiesto al segretario comunale la giustificazione, come suo diritto, che viene concessa ai consiglieri comunali che partecipano al consiglio comunale, pur non avendo partecipato alla seduta in polemica con la maggioranza che governa il comune. Pirisi commenta minaccioso, attraverso Facebook, smentendo di aver usato la giustificazione: «non utilizzo il permesso e la giustificazione! anche nel giorno di giovedì ero puntualmente al lavoro e questo è verificabile». Abbiamo capito! Siamo alle solite. Nello stile della destra berlusconiana, Pirisi come Brunetta minaccia "sorci verdi", cioè una rivalsa con i fiocchi, «carte alla mano» addirittura, per difendere la sua reputazione offesa dall’accusa di aver chiesto al segretario comunale, come suo diritto, «la giustificazione».
Rileggiamo il passo cruciale dell’articolo del Quotidiano di Alghero, parola per parola: «Tutto lecito e politicamente apprezzabile, se non fosse che proprio due dei quattro consiglieri, per la precisione il capogruppo del Partito Democratico Mimmo Pirisi e quello di Forza Italia Maurizio Pirisi, abbiano comunque fatto richiesta al segretario comunale di quella che volgarmente è detta "giustificazione". Altro non sarebbe che l'attestazione della presenza in Via Columbano da presentare eventualmente al datore di lavoro (ai fini squisitamente retributivi probabilmente potrebbe essere sufficiente addirittura la sola convocazione della seduta)». Già! Mica abbiamo scritto che Pirisi ha usato, cioè presentato, la «giustificazione» al datore di lavoro, come previsto dalle norme regionali, seppure in contrasto con la normativa nazionale, per ottenere il rimborso della giornata di lavoro perduta per esercitare il suo mandato istituzionale. No! Abbiamo semplicemente riportato la polemica politica intorno alla richiesta della «giustificazione».
Non è sbagliato a questo punto rileggere il passo dell’articolo in cui spieghiamo a cosa serve la «giustificazione»: «La legge regionale prevede che un consigliere (il datore di lavoro del consigliere per l'esattezza), sia esso dipendente pubblico che privato, qualora ne faccia richiesta, abbia diritto al rimborso giornaliero da parte dell'ente pubblico nella giornata in cui è convocata la seduta consiliare. Un fatto già di per se anomalo e discutibile, che in effetti la normativa nazionale ha già provveduto a regolamentare prevedendo un'assenza oraria (non più giornaliera) con riferimento all'effettivo luogo di lavoro rispetto alla sede comunale. Norma però non ancora recepita dalla Regione Sardegna, in cui vige ancora la possibilità di assentarsi da lavoro per l'intera giornata, anche se il consiglio, come avviene effettivamente ad Alghero, è convocato per le ore serali (e preveda un regolare gettone quale minima retribuzione, pari a euro 99)».
Ma Pirisi «è un uomo d’onore» (attenzione, non è un apprezzamento, ma una battuta dal Giulio Cesare di William Shakespeare) e ci tiene a sgombrare il campo da ogni insinuazione: «Non ho mai preso una giornata intera di permesso e comunque nel caso di giovedì ancor meno! questa volta la redazione mi pagherà i danni! poi chiederemo il resoconto dei permessi di tutto il 2014 e ne scopriremo delle belle! Per adesso chiederò i danni alla redazione! Saluti a tutti e pronto ad ogni confronto pubblico su questo argomento! Carte alla mano naturalmente...». Peccato: abbiamo con insistenza chiesto a Pirisi il confronto che lui promette come una minaccia. Anzi, siccome siamo un giornale, che racconta i fatti della politica, segue le polemiche fra i partiti, da voce alla opposizione come alla maggioranza, pubblica tutte le opinioni, gli abbiamo chiesto di rispondere alle nostre domande. Una soprattutto gli avremmo posto, già sulla bocca di tutti: «Come mai, consigliere Pirisi, ha chiesto la giustificazione (seppur assente), se poi non pensa di utilizzarla?».
Il rifiuto categorico di Pirisi ci impedisce di mettere a disposizione dell’opinione pubblica di Alghero la sua legittima difesa. Che ci sarà da temere da una intervista? Che altro può fare un mezzo di informazione? Invece Pirisi ci minaccia. Minaccia di rivalersi sul giornale, colpevole di avere documentato in tutti i suoi risvolti una polemica che ha infuocato il dibattito politico di questi giorni. Leggendo e rileggendo il nostro articolo sulla «giustificazione», la nostra coscienza di cronisti della politica ne esce fortificata: non abbiamo sbagliato! Piuttosto, di fronte alla reazione del consigliere Pirisi, ci rimane nell’animo un retrogusto illiberale che dalle sue parole traspare con minacciosa evidenza. Consigliere Pirisi, ma davvero pensa che delle notizie siano colpevoli i giornali? Ma davvero pensa che basti una denuncia per cambiare la verità puntuale dei fatti? Non per niente l’ordine dei giornalisti fornisce tutta l’assistenza necessaria di fronte alle denunce infondate. E in Parlamento, proprio in questi giorni, è in corso un serrato dibattito per impedire le denunce pretestuose o peggio finalizzate a inibire o limitare il libero esercizio dell’informazione. Consigliere Pirisi, accetti un nostro consiglio: ci conceda l’intervista. Nel rispetto dei rispettivi compiti: a noi fare le domande e a lei dare le risposte. Il giudizio spetta poi ai lettori, che per lei sono anche elettori. E allora, non c’è giustificazione che tenga!
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