S.I.
26 gennaio 2015
Sassari, lingua sarda: 100 posti a rischio nell’Isola
Pubblico delle grandi occasioni sabato nella sala conferenze del Museo Bande di Sassari per il Convegno organizzato da Colcs e Is.Be, che lanciano l’allarme sui fondi a disposizione per gli operatori del settore. I consiglieri regionali assicurano: manterremo gli impegni presi in campagna elettorale. Al varo la proposta di legge sull’insegnamento del sardo a scuola
SASSARI - Un centinaio di operatori linguistici in Sardegna rischia il posto di lavoro. Il dato allarmante è emerso sabato durante il convegno “Lingua, cultura, identità, scuola tra politica ed economia”, organizzato dal Colcs (Coordinamento operatori di lingua e cultura sarda) e dall’Istituto Bellieni nella sala conferenze del Museo Bande a Sassari. In questo primo importante appuntamento, il neonato Colcs ha mostrato tutto il suo potenziale, chiamando a raccolta un pubblico numerosissimo, tanto che i posti a sedere disponibili non sono bastati per tutti. Presenti anche personalità del mondo della cultura come Attilio Mastino e Salvatore Patatu e dello spettacolo come la cantante Carla Denule.
A lanciare l’allarme sulla situazione preoccupante è stato Michele Pinna, direttore scientifico del Bellieni, che ha moderato il vivace dibattito introducendo gli interventi di politici, amministratori comunali, esperti del settore, insegnanti e lavoratori. «Gli operatori al momento sono tutti disoccupati, questo è un fatto sicuro e certo - ha dichiarato Pinna -. Se le cose non cambiano resteranno disoccupati per tutto il 2015 e il 2016. La Regione se ne deve fare carico perché sono lavoratori come tutti gli altri».
Per quanto riguarda la provincia di Sassari sono 7 i posti a rischio. L’assessore provinciale alla Cultura, Marisa Porcu Gaias, ha spiegato che i fondi erogati con la legge nazionale 482, nonostante siano entrati in bilancio non possono essere utilizzati a causa del Patto di stabilità, e rischiano di tornare indietro senza essere spesi. «Credo che solo la Regione possa sbloccare questo stallo», ha detto l’assessore. Daniela Masia, coordinatrice del Colcs, ha evidenziato il momento di grande difficoltà vissuto dagli addetti ai lavori: «Molti di noi rischiano di buttare anche 15 anni di formazione e di vita. Come Coordinamento mettiamo a disposizione della Regione tutta la nostra esperienza».
Rassicurazioni e garanzie sono arrivate in primis dal consigliere regionale Daniele Cocco: «Sappiamo che dal 1 gennaio 2015 avremo il superamento del Patto di stabilità, e quindi possibilità di spendere le risorse a disposizione. Faremo di tutto in aula - ha sottolineato l’esponente di Sel - per incrementare in bilancio queste somme, probabilmente non sufficienti». Buone notizie sul fronte dell’insegnamento della lingua sarda a scuola, con la proposta di legge di Paolo Zedda, presente tra i relatori. Il consigliere regionale dei Rossomori si è detto disponibile ad accogliere nelle prossime settimane tutti i suggerimenti per eventuali miglioramenti della normativa. Tempi di approvazione? Non più di due mesi: per iniziare già nel prossimo anno scolastico. La legge avrà una sua dotazione finanziaria di oltre 3 milioni di euro.
Molto apprezzato è stato l’intervento di Gavino Sale dell’Irs, che ha paragonato la lingua sarda al panda: «Mentre gli scienziati erano impegnati a studiarlo, lui rischiava l’estinzione. Abbiamo visto che negli anni i fondi sono stati dilapidati nelle diatribe linguistiche tra campidanese-logudorese-standard ecc. - ha detto il leader indipendentista -. Gli studiosi i loro dibattiti continuino a farseli gratis. Noi questi soldi li mettiamo nelle scuole, sperimentiamo questa legge e, dopo averne verificato le criticità, strada facendo vedremo di emendarne gli errori».
Lapidario il commento di Gesuino Muledda, segretario dei Rossomori: «Bi cheret dinare, non giaculatòrias. Chi lavora per la lingua sarda deve avere il giusto riconoscimento economico. Se non sarà inserito il finanziamento che chiediamo, non voteremo la legge». Franciscu Sedda, segretario del Partito dei sardi, ha invece posto l’accento sul consenso trasversale che partendo dalle forze indipendentiste e sovraniste sta trascinando tutta la maggioranza e tutto il parlamento sardo. In questo caso la lingua sarda sta diventando un fattore unificante. «L’impegno del presidente Pigliaru e, naturalmente il nostro - ha detto Sedda - è quello di fare in modo che parte dei soldi della vertenza entrate sia destinato proprio a capitoli inerenti cultura e lingua sarda».
Nella foto un momento dell'incontro sulla lingua
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