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D.C. 22 gennaio 2015
Monopolio cozze ad Olbia: «pescatori a rischio»
Di fronte alla possibilità di assegnare l´area di coltivazione delle cozze nel golfo di Olbia ad un unico concessore, il consigliere regionale Fratelli d´Italia Paolo Truzzu, protesta contro la Regione e difende chi rischia di perdere il lavoro
Monopolio cozze ad Olbia: «pescatori a rischio»

OLBIA - «Un’unica concessione nell’area del golfo di Olbia per la coltivazione delle cozze può mettere a rischio l’intero comparto». È questo l’allarme di Paolo Truzzu, consigliere regionale di Fratelli d’Italia-An, che in un’interrogazione ha voluto denunciare il rischio che «un’importante risorsa economica del territorio, che fino ad oggi ha garantito occupazione e reddito a centinaia di famiglie, con la logica della concessione unica dell'intero golfo, possa solleticare gli appetiti di soggetti nazionali e internazionali e finire in mano a soggetti economici insensibili ai legittimi interessi dei sardi». Attualmente la coltura delle cozze di Olbia viene effettuata in virtù di vecchie concessioni e al di fuori delle aree date in concessione è inoltre praticata la pesca, professionale e sportiva.

L'intenzione della Regione è quella di giungere a una regolarizzazione delle concessioni, assegnando tutte queste aree ad uso esclusivo di un unico socio assegnatario e vincitore, il che «non solo rischia di escludere gli attuali concessionari, oltre che gli appassionati sportivi hobbisti, gli operatori di arsellicoltura e altri, ma potrebbe violare anche i principi comunitari di libera concorrenza e partecipazione». Il rischio, rileva dunque Truzzu, «sarebbe l’instaurarsi di un monopolio di fatto se un unico concessionario ottenesse la concessione dell'intero golfo o di più appezzamenti di mare. Meglio sarebbe stato, invece, mettere a bando le concessioni individuando almeno due concessionari distinti, oppure un concessionario distinto per ognuno degli specchi acquei individuati dalla Regione. Inoltre – continua – sembra necessario suddividere l'area sud in due ulteriori aree in modo tale da consentire, attraverso un canale di passaggio, l'accesso al Rio Padrongianus, che invece oggi appare totalmente interdetto».

Suggerimenti che discordano con la delibera di Giunta e il successivo bando, che inoltre sembrano non rispettare un ordine del giorno approvato all'unanimità dal consiglio regionale non più tardi di qualche mese fa, come sottolineato dall’esponente d’opposizione. Si proponeva infatti di far rispettare le prescrizioni dell'articolo 2 del Codice degli appalti, cioè tutelare i piccoli e medi produttori con la suddivisione in lotti funzionali degli appalti, e quindi anche delle concessioni, e l'obbligo di motivare la scelta dell'appalto unico. Motivazioni che sembrano «mancare totalmente» nelle linee guida e nell'Avviso pubblicato sul sito della Regione il 24 dicembre 2014. Poi l'appello finale di Truzzu: «oltre che rispettare la legge ed evitare la possibilità di incorrere in sanzioni dell’Unione europea per la mancanza di concorrenza, con l'individuazione di più concessionari si potrebbero garantire le centinaia di persone, munite di licenza regionale, che esercitano l'attività di pesca a rete e non, e le tante altre che praticano, nel rispetto del quantitativo di pescato, l'attività di pesca amatoriale e sportiva all'interno del golfo di Olbia, e che a volte trovano, in quel mare, sostentamento per le proprie famiglie».

Nella foto: Paolo Truzzu
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