Sara Alivesi
11 gennaio 2015
Io sono Alguer, la storia nell´oblio
Sensibilità e memoria si perdono nella piccole storie di ogni giorno. Una di queste è quando nella notte del 26 luglio 2012 è partita una fucilata contro il portone della redazione di Alguer.it. Un´intimidazione rimasta senza colpevoli, ma anche senza coscienza
Je suis Charlie. La frase, il motto, il pensiero, l'hashtag più diffuso negli ultimi giorni in cui il mondo ha assistito praticamente "in diretta" all'assalto alla redazione parigina del settimanale satirico Charlie Hebdo e la morte di 12 persone, a cui sono seguite altre vittime nella fuga dei due fratelli Kouachi e di Amedy Coulibaly e del killer nel supermercato ebraico. Tutti pronti a schierarsi per la libertà di stampa e di satira nelle ore del terrore a Parigi, in risposta all'integralismo islamico, al terrorismo, all'intolleranza.
E' stata una reazione potente nel senso più forte del termine. E' riuscita a unire persone, paesi e religioni, e l'immagine simbolo è quella di due milioni di manifestanti che hanno sfilato a Parigi con i capi di stato e di governo, ministri e sovrani che hanno guidato il corteo tenendosi per mano. A viverla anche solo attraverso lo schermo di un televisore o di un pc la sensazione è stata quella di sentirsi dentro la Storia. Peccato che la stessa sensibilità e memoria si perda nelle piccole storie di ogni giorno.
Una di queste è quando nella notte del 26 luglio 2012 è partita una fucilata contro il portone della redazione di Alguer.it. Era il giorno successivo all'elezione del nuovo sindaco Stefano Lubrano. Un'intimidazione rimasta senza colpevoli, ma anche senza coscienza. E forse tra i due, il secondo è il vuoto più grande. Come ai vignettisti di Charlie che hanno ironizzato su Maometto anche ai giornalisti di Alguer qualcuno aveva rinfacciato di esserselo meritato. Casi isolati, fortunatamente, rispetto alle tante attestazioni di solidarietà ricevute. Resta solo un rammarico: quanto basta poco per dimenticare.
|