Marco Vukic
8 gennaio 2015
Je suis Charlie Giù le mani dalla Satira
In queste ore nelle migliaia di spazi di discussione messi a disposizione dalla rete si registra l’evidente spaccatura tra i puristi del primato culturale dell’occidente, quelli che fino a ieri nemmeno conoscevano l’esistenza di Charles Hebdo e quelli che invece sventolano il vessillo del “diritto a non essere offesi”, cioè quelli che pensano che in un certo senso i vignettisti se la sono andata proprio a cercare. E così la satira verrà usata e censurata allo stesso tempo
Attacco alla Satira. Mai come ora la Satira è stata sotto attacco, accerchiata da nemici di diversa natura che ne minano le fondamenta, sgretolando la libertà di parola in modo diretto o nel lento stillicidio dell’indifferenza trasversale. Se il kalashnikov detta legge nei tempi brevi, cancellando il problema alla radice ed eliminando fisicamente il fastidio, a lungo andare sarà la mancanza di presa di coscienza dell’occidente a seppellirla. Perché satira e libertà sono un connubio imprescindibile che sottolinea uno degli aspetti della nostra cultura e come tale va protetto, possibilmente amplificato per mostrare a chi ancora ne avesse bisogno che si può sempre ridere di se stessi, fare ironia anche in modo feroce senza per questo divenire perdenti.
Negli anni ’70, quelli tristemente definiti gli “anni di piombo”, nessuno si sarebbe sognato di fare della satira contro le Brigate Rosse e contro i Nuclei Armati Rivoluzionari, cercando di ridicolizzare i loro farneticanti comunicati oppure ironizzando sull’atteggiamento tenuto dai terroristi. Quello fu un errore della società italiana, ma lo stesso accadde in Germania con la Banda Baader-Meinhof, in Spagna con Euskadi Ta Azkatasuna (ETA) ed in Irlanda con l'Irish Republican Army (IRA). L’uomo della strada prese le distanze dalle stragi eseguite dai commando, poi fu il turno di quella parte di politica contigua alle ideologie portate avanti dai terroristi, un lento ed inesorabile isolamento che alla fine ne decretò l’estinzione.
Ora si chiede all’islam una presa di posizione netta contro il fanatismo religioso, di fare insomma quello che la società civile europea ha fatto con i propri rigurgiti terroristici ed è normale che ciò accada, ma c’è in gioco qualcosa di più profondo. In queste ore nelle migliaia di spazi di discussione messi a disposizione dalla rete si registra l’evidente spaccatura tra i puristi del primato culturale dell’occidente, quelli che fino a ieri nemmeno conoscevano l’esistenza di Charles Hebdo e quelli che invece sventolano il vessillo del “diritto a non essere offesi”, cioè quelli che pensano che in un certo senso i vignettisti se la sono andata proprio a cercare. Tra chi userà la libertà d’espressione come un grimaldello per portare avanti le proprie istanze contro gli immigrati, contro le culture “diverse” e chi si schiererà con l’idea che è meglio evitare di esprimere temi che possono disseminare odio ed istigare alla violenza, tra queste due correnti di pensiero a rimetterci sarà proprio la satira. Ed è evidente che la divisione in atto è una vittoria del pensiero estremista in tutti i sensi a discapito della Libertà.
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