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Mario Salis 15 dicembre 2014
L'opinione di Mario Salis
Rom, niente è più stabile del momentaneo
<i>Rom, niente è più stabile del momentaneo</i>

Il piano elaborato dalla giunta che governa il comune di Alghero, per lo sgombero del campo nomadi situato in località Arenosu, presenta lacune e punti di debolezza, con soluzioni molto discutibili. Anzi, soluzioni che andavano maggiormente discusse ed approfondite se non altro a livello istituzionale e politico visto il coinvolgimento diretto di comuni e comunità limitrofi. Se è vero infatti che lo sgombero è reso necessario dalle precarie condizioni abitative e dalla presenza di sostanze dannose per la salute degli esseri umani è altrettanto vero che le soluzioni prospettate per la sistemazione dei diversi nuclei familiari coinvolti non sono coerenti e bilanciate con i valori, le strategie, gli obiettivi quali partecipazione, coinvolgimento e condivisione, più volte enunciati da questa amministrazione in campagna elettorale. E’ discutibile, anzi non condivisibile, la scelta di spostare il campo dall'Arenosu a Mamuntanas, con la quale in definitiva si deportano uomini, donne e bambini da un ghetto ad un altro, situato fra l'altro in una zona distante ancora di più dal centro abitato, in una situazione di totale isolamento. E quando si obietta che si tratta di una soluzione temporanea, certo la cosa non aiuta, si sa dalle nostre parti niente è più stabile del momentaneo.

La sistemazione in alloggi, realizzata per alcuni nuclei familiari, deve, con la collaborazione delle associazioni di volontariato, essere estesa a tutti i nuclei familiari. Ma il processo di integrazione non può e non deve terminare con la messa a disposizione di immobili. Tale complesso progetto necessita di interventi di sostegno economico, culturale ed educativo di cui l’amministrazione ha il dovere di farsi carico a protezione e garanzia di tutti i cittadini algheresi ospitati ed ospitanti. E' comprensibile la preoccupazione di coloro che rischiano di avere vicini di casa che rubano, sporcano, inquinano e che, anche solo per ragioni di sopravvivenza, continueranno a farlo quale che sia il luogo in cui risiedono. Si sa quando si sta male, c'è povertà, mancanza di lavoro, la solidarietà viene difficile da praticare. Aiuta sapere che coloro che da circa tre anni vivono in condizioni igieniche normali hanno intrapreso un percorso di civile e pacifica convivenza.

Per queste persone: undici nuclei familiari, ventuno adulti e ventisei minori, deve attuarsi il percorso di inclusione sociale previsto dalla comunità Europea. Tali direttive sono volte a combattere i razzismi e l'emarginazione. Sono stanziati finanziamenti che, è bene ricordare, sono destinati esclusivamente a supporto delle comunità rom, e non possono essere utilizzati per altri scopi. Sovrapporre dunque, le problematiche legate alle precarie condizioni di vita dei rom ad Alghero, alle difficoltà derivanti dalle estreme povertà di altri cittadini è esercizio fuorviante e demagogico, ma è anche un naturale risvolto sociale che richiede interventi di informazione e condivisione mirati e costanti. Il welfare dei nostri concittadini è al primo punto del progetto politico dei democratici e non è assolutamente in contrapposizione alle leggi comunitarie per l'inclusione sociale dei rom, che prevedono quattro direttive indirizzate alla soluzione dei problemi della casa, del lavoro, della salute e dell'istruzione. L'integrazione si realizza con l'istruzione derivante dalla scolarizzazione che permette il confronto lo scambio la conoscenza reciproca e l'accettazione del diverso. Relegare i minori ai margini della società non li aiuta a frequentare la scuola, il luogo privilegiato nel quale gli individui in formazione sono liberi dai condizionamenti e pregiudizi degli adulti, ed è loro consentita una crescita culturale, civica, sociale, professionale. Ma la scolarizzazione non risolve il problema, l’esperienza del campo rom ad Alghero e la frequenza della scuola di Fertilia lo dimostra.

La scuola è solo il punto di partenza, diciamo il diritto/dovere minimo. Il vero percorso di integrazione richiede ben altri sforzi di supporto ed accompagnamento di cui l’amministrazione deve farsi carico, anche con l’acquisizione di risorse economiche e tecniche specifiche, anche in collaborazione con le associazioni di volontariato, ma senza scaricare su di queste l’onere della cura di tale complicato e lungo processo. Questo inoltre deve necessariamente toccare anche aspetti più strettamente legali relativi ad esempio, ma non solo, alle problematiche di inquinamento ambientale ed alle abitudini di acquisizione delle risorse per il sostentamento, perché ad uno sforzo enorme che si richiede alla comunità che accoglie ed accetta l’integrazione dei nuclei rom deve anche esser garantito il rispetto della legge con azioni di monitoraggio e valutazione ciclica e regolare. Perché la legge è legge e deve essere uguale per tutti. Perché condividere la vita nella nostra comunità comporta per tutti diritti e doveri.

*Per la Segreteria del Partito Democratico



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