S.I.
28 novembre 2014
Acquacoltura: summit a Cagliari Vicino l´accordo di filiera
Un incontro propositivo e positivo quello promosso ieri a Cagliari da Coldiretti impresa pesca che ha visto la partecipazione di tutti gli attori del comparto, delle agenzie regionali interessate (Porto Conte ricerche, Laore, Agris, Argea, Istituto zooprofilattico)
CAGLIARI - Un incontro propositivo e positivo quello promosso ieri a Cagliari da Coldiretti impresa pesca che ha visto la partecipazione di tutti gli attori del comparto, delle agenzie regionali interessate (Porto Conte ricerche, Laore, Agris, Argea, Istituto zooprofilattico), il Banco di Sardegna e di diversi consiglieri regionali della Commissione Attività produttive. Si sono affrontate le problematiche della maricoltura ed in particolare dell’acquacoltura (allevamenti intensivi, vere e proprie attività zootecniche).
«Il nostro obiettivo – ha detto rammaricato a conclusone dell’incontro il responsabile regionale di Coldiretti Impresa pesca Mauro Manca – era quello della sottoscrizione di un progetto di filiera fra tutti gli attori del comparto, ma non è stato possibile, nonostante la condivisione, a causa dell’assenza dell’assessore all’Agricoltura, che anche oggi si è dimostrata indifferente ad un intero comparto».
«L’acquacoltura – è stato detto - ha delle grosse potenzialità. E’ indicato dall’Europa come il settore dell’agroalimentare che ha i maggiori margini di sviluppo dal punto di vista economico ed occupazionale (33%). Purtroppo non c’è coscienza del suo ruolo ed infatti 2 pesci su tre consumati in Italia provengono da fuori, con percentuali molto più alte in Sardegna (80%). Per questo è necessario una politica di rilancio di un comparto dove il problema non è la vendita ma al contrario la possibilità di produrre». I problemi sono diversi e derivano quasi tutti, secondo gli operatori del settore, dalla troppa distanza delle istituzioni: “competenze suddivise in diversi assessorati e agenzie con l’impossibilità di avere risposte rapide ed univoche”. Per questo Mauro Manca ha chiesto, insieme ai suoi colleghi, “un unico soggetto pubblico, sul modello della conferenza dei servizi permanente”.
Questo permetterebbe alle imprese di allevamento di pesci pregiati di affrontare le altre problematiche che frenano il loro sviluppo. Primo fra tutti quello di riuscire a completare la filiera portando un alto valore aggiunto in termini economici e qualitativi: produrre i mangimi nell’isola (con riduzione dei costi di gestione e maggiore qualità del prodotto); avere una avannotteria e la lavorazione del prodotto. «Con l’approvazione di una legge, già presente in commissione Attività produttive - ha poi detto Manca rivolto ai consiglieri regionali che hanno accolto l’appello – potremmo risolvere anche il problema delle concessioni demaniali portandole ad almeno 20 anni».
Di accesso al credito ne ha parlato il direttore regionale della Coldiretti Luca Saba: «oggi queste imprese hanno serie difficoltà perché gli strumenti finanziari e bancari non sono adeguati. Stiamo parlando di soggetti che hanno lunghi tempi di ammortamento: per portare a taglia un’orata o una spigola sono necessari dai 14 ai 16 mesi».
Gli interventi degli ospiti
Luigi Lotto (PD, presidente e componente della V commissione) ha preso l’impegno di «riprendere la proposta di legge per le concessioni demaniali». Piermario Manca (consigliere regionale del Partito dei sardi). «Bisogna fare filiera, mettendo a sistema tutti i soggetti. Seguirò la direzione da voi tracciata». Gianni Ibba, (direttore Argea). «Nel settore della pesca e dell’acquacoltura si interviene a spot sulle emergenze ma senza organicità. Siamo d’accordo per un'unica struttura per poter intervenire con cognizione di causa. Mi piace l’approccio di contratto di filiera. Noi su questo tipo di approccio ci spenderemo tanto».
Gianni Piredda (Direttore dipartimento zootecnico Agris). «La filiera sardae, i riproduttori, l’avannotteria di cui parlate, è tutto fattibile. C’è la disponibilità da parte di Agris per percorrere la strada che avete proposto». Marina Madeddu (Laore). «C’è la disponibilità a collaborare per un piano dell’acquacoltura sarda. Se ci sarà la volontà dell’assessorato, noi siamo favorevoli a modalità snelle di collaborazione, come proponete voi. Ci candidiamo a coordinare».
Sergio Uzzau, (direttore Porto conte ricerca). «Il vostro è un prodotto di qualità come abbiamo certificato. Il problema è che vi scontrate con problemi ridicoli che vi impediscono di crescere anche se ci sono tutte le potenzialità per farlo».
Fulvio Salati (responsabile di ittiopatologia allo zooprofilattico di Oristano). «C’è troppa indifferenza per questo settore. Mi chiamano da diverse parti del mondo per avere consulenze sulla ricerca, mai dalla Sardegna». Pietro Pulina (Università di Sassari). «Disinteresse da parte delle istituzioni è stata la parola chiave di oggi. Manca coscienza del ruolo dell’acquacoltura. L’Europa ci ha detto che l’acquacoltura è il futuro. Nessun altro settore crescerà cosi. Ci chiedono il prodotto ma purtroppo non possiamo produrlo per colpa della burocrazia e per la mancanza di credito».
Nella foto l'incontro di Cagliari con Mauro Manca
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