S.A.
20 novembre 2014
Alghero: 10 anni di emergenza rom Sgombero, è l´ora della scelta
Alle porte di un nuovo inverno si ripresenta il grave problema igienico-sanitario nel campo nomadi all'ingresso di Fertilia. Difficile ormai non intervenire: tutte le decisioni sulle spalle di Comune e Prefettura
ALGHERO - «Sgombero immediato del campo dell’Arenosu attualmente occupato dai rom con alternative, anche provvisorie, ma da attuare con estrema urgenza; ricerca di un’area da attrezzare con il coinvolgimento diretto della popolazione nomade, dei servizi sociali e di tutti i portatori d’interesse, oltre alle Forze dell’ordine». Così scriveva il Quotidiano di Alghero nell'agosto scorso, a seguito di un incontro a Sant'Anna tra il sindaco, i responsabili territoriali, l'assessore e i dirigenti competenti, nonché il direttore del Parco di Porto Conte Vittorio Gazale [LEGGI]. Una scelta quasi obbligata, sentito anche il parere del Prefetto, sempre evitata dalle precedenti amministrazioni e non più rimandabile. Alla base dell'attuale situazione, infatti, c'è la discutibile gestione del campo da parte degli stessi rom a cui si è sommata negli anni la noncuranza amministrativa: il risultato è il disastro ormai conclamato con livelli d'inquinamento allarmanti.
Mentre novembre si avvia alla conclusione, quel che resta è un concetto molto chiaro: non c'è nulla di più incerto dell'"immediato" o "inderogabile" nella politica. Sono trascorsi gli anni che sono diventati decenni e l'unica certezza, del tutto prevedibile, è un'ordinanza di sgombero per inquinamento dell'area. Una situazione gravissima dal punto di vista igienico-sanitario, cui hanno contribuito gli stessi rom a creare, ma alla quale in molti amministratori hanno girato le spalle (l'assenza di strutture idonee e soprattutto controlli alla base dell'attuale disastro). Il nodo principale è la destinazione delle famiglie, la maggior parte con minori. Inutile sottolineare le gravi responsabilità della decennale amministrazione guidata da Tedde (Alguer.it ha rimarcato più volte la colpevole noncuranza del grave problema), a cui si sono sommate le inconcludenti gestioni commissariali e la breve esperienza Lubrano.
Oggi tocca all'amministrazione guidata da Mario Bruno porvi rimedio e intervenire dove altri non lo hanno colpevolmente fatto, perdendo perfino specifici finanziamenti vincolati ai progetti d'integrazione e realizzazione di campi-sosta (si parla di circa 400mila euro finiti in perenzione): Le soluzioni sono al vaglio di Sant'Anna, del Prefetto, Regione e di Laore che è titolare di molti terreni nell'agro oltre a quello dove attualmente risiede il Campo rom all'ingresso di Fertilia. Una scelta difficile che dovrebbe seguire tre fasi parallele: quella emergenziale di spostamento fisico della comunità; il progetto d'inclusione sociale redatto di concerto con gli assessorati comunale e regionale ai Servizi sociali; la bonifica dei terreni dell'Arenosu (almeno in una prima fase da parte di Laore).
E' evidente che l'annosa vicenda del campo rom in città è molto più complessa di come possa apparire. Oltre agli aspetti tecnici, economici e burocratici, è su quelli sociali che si riversa la grande attenzione mediatica che ha conquistato nel tempo. In particolare, è la scarsa integrazione tra le due comunità, quella algherese e quella rom che pure convivono nello stesso territorio da oltre mezzo secolo, a non aver funzionato. Un fenomeno che si potrebbe spiegare con molti argomenti forse riconducibili a due processi antropologici agli antipodi: da una parte, la storica diffidenza di chi ospita verso ciò che è diverso e dunque scarsamente accettato; dall'altra, l'assenza di volontà di chi arriva dopo ad adeguarsi ad altri usi e costumi, se non leggi spesso e volentieri. Tesi sociologiche a parte, l'emergenza ormai è sanitaria e un Comune (e una comunità civile soprattutto) ha il dovere di tutelarla.
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