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Vittorio Guillot 25 settembre 2014
L'opinione di Vittorio Guillot
Basta campi per falsi nomadi
<i>Basta campi per falsi nomadi</i>

E' stata considerata una grande conquista del progresso, della giustizia sociale e della civiltà umana l'eliminazione dei ghetti che raggruppavano le persone secondo la loro etnia e fede religiosa. Ne vogliamo costituire di nuovi? Secondo molti antropologi moderni la formazione di quartieri in virtù della etnia dei loro abitanti è dannosa e contraria all'integrazione perché di fatto consente la applicazione razzista all'interno di quei quartieri di "leggi" diverse e contrastanti con quelle dello stato. Ciò porta alla disgregazione razzista di città e società perché ritarda o blocca l’avvicinamento tra persone di diversa provenienza e cultura e favorisce i contrasti e i conflitti tra gruppi etnici sociali. L'integrazione si può ottenere, semmai, solo se tutti accettassero e rispettassero le stesse leggi e si riconoscessero come membri di una unica comunità, nel rispetto ed al di là delle diversità personali. Personalmente non avrei niente da ridire se nel mio palazzo e, magari, nell’appartamento soprastante il mio, vivesse una famiglia di altra etnia, magari rom, purché rispettasse le norme del vivere civile.

Quanto agli zingari, come riguardo agli appartenenti a qualsiasi altro gruppo, mi farebbe piacere che lavorassero, fossero rispettati e rispettassero gli altri, avessero la casa come tutti i cittadini, pagassero le tasse e come tutti gli altri, se volessero, fossero liberi di mantenere le loro tradizioni, i loro usi e costumi, la loro lingua e la loro fede politica e religiosa. Ovviamente, come gli altri cittadini, perché tutti secondo la Costituzione siamo uguali di fronte alla legge, se delinquessero e sfruttassero o maltrattassero altre persone, in particolare i deboli e i minorenni, che vorrei che fossero rinchiusi nelle patrie galere senza alcuna discriminazione o favoritismo, magari ipocritamente giustificato da diversità culturali. Se si instaurasse un tale sistema di rapporti, mi chiedo se sarebbe necessario istituire qui ad Alghero un campo per falsi nomadi. Dico “falsi nomadi” perché molti zingari risiedono qui da 40 (quaranta) anni e molti altri qui sono nati e sempre vissuti.

Provocatoriamente e ironicamente posso dire che i veri nomadi non sono loro ma io e la mia famiglia che in 37 anni abbiamo effettuato 10 trasferimenti di città. Se, però, dobbiamo realizzare un campo per i nomadi di passaggio perché, come direbbe l’ex premier Mario Monti, “ce lo chiede l’Europa”, bene, realizziamolo pure! Alla amministrazione comunale spetterebbe il difficile e gravoso compito di trovare i soldi e il luogo adatto alla costruzione di un campo come si spetta, decoroso, efficiente, pulito e con tutti i servizi indispensabili per una vita civile. Personalmente, se le Norme ce lo consentissero, stabilirei che al suo interno, e per il solo tempo di permanenza chiaramente stabilito, varrebbero le “leggi “civili e penali proprie della “comunità viaggiante”, purché non contrastino con le leggi dello Stato che li ospita e con i diritti della persona umana sanciti dalla Carta dell’ONU. Per i rapporti con l’esterno, ossia con le pubbliche autorità e con i privati, invece, dovrebbero valere, senza se e senza ma, le leggi statali, regionali e comunali.

So bene di non dire niente di nuovo e di avere solo scoperto l’acqua calda perché il sistema che ho appena rappresentato è quello previsto e applicato da tutti i Codici della Navigazione del mondo e che, cambiando ben poco, potrebbe essere applicato a qualsiasi comunità nomade. Questa eccezione alla regola della applicazione incondizionata delle Leggi del luogo a tutti coloro che vi si trovano è giustificata dalla particolare struttura sociale della comunità viaggiante e dalla limitata temporaneità della sua permanenza nel territorio straniero. Ovviamente penso che si dovrebbe consegnare il campo, “chiavi in mano”, al Capo della comunità che, come i comandanti di navi mercantili, ne organizza la vita, responsabilizza i suoi collaboratori e risponde personalmente della gestione del campo di fronte alle autorità che glielo hanno affidato. Ovviamente Vada sé che al termine della permanenza dovrebbe restituire il campo nelle stesse condizioni in cui l’ha ricevuto. Se così non fosse, al Comune dovrebbe essere riconosciuta la facoltà di rivalersi su una cauzione che dovrebbe farsi consegnare all’atto della consegna. Se questa procedura è consentita anche nei confronti degli inquilini appartenenti allecategorie più umili, non vedo perché non sia applicabile nei confronti dei rom e di altri, quasi fossero una razza privilegiata che si potrebbe permettere di scaricare il costo di eventuali danneggiamenti sulla cassa comunale, a scapito dei cittadini più poveri.



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